Lactobacillus casei e benefici per pazienti con danno epatico alcolico

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Lactobacillus casei e benefici per pazienti con danno epatico alcolico

Il Lactobacillus casei, un probiotico presente nel microbiota intestinale, esercita degli effetti virtuosi sul metabolismo dei lipidi delle persone con steatosi epatica alcolica.

Il Lactobacillus casei è un probiotico che riveste un ruolo importante per migliorare la digeribilità dei latticini: uno studio in doppio cieco ne ha evidenziato un potenziale impiego terapeutico per migliorare metabolismo dei lipidi e microflora intestinale in pazienti con danno epatico alcolico.

La steatosi epatica alcolica è un grave problema di salute causato dall’abuso di alcolici che può portare a gravi conseguenze. Chi ne soffre presenta, di norma, significative alterazioni metaboliche e l’approccio terapeutico prevede un periodo di astinenza da alcol associato ad un miglioramento del regime alimentare, oltre ad un trattamento farmacologico.

Lo studio

Sono stati reclutati 158 pazienti con steatosi epatica alcolica. I ricercatori hanno somministrato ai partecipanti tre dosaggi differenti di Lactobacillus casei per un periodo di 60 giorni. Il gruppo a basso dosaggio composto da 58 volontari ha assunto una quantità giornaliera di 100 ml del probiotico. Invece, quello ad alto dosaggio – composto da 54 volontari – ne ha assunto il doppio della quantità, ovvero 200 ml. L’ultimo gruppo, invece, ha assunto una soluzione placebo.

GLI ESITI – Dopo l’integrazione di Lactobacillus casei, si è verificato un aumento significativo della quantità di Lactobacillus e Bifidobacterium. Secondo gli autori, gli integratori di Lactobacillus casei potrebbero potenzialmente migliorare il metabolismo dei lipidi e regolare i disturbi della flora intestinale nei pazienti con danno epatico alcolico negli ultimi 2 mesi.

“Questo studio ha diversi punti di forza. In primo luogo, la dimensione del campione (…). In secondo luogo, la durata della ricerca era più lunga rispetto alla maggior parte degli studi precedenti sui pazienti con danno epatico alcolico”, aggiungono gli autori. 

Tra le limitazioni, invece, c’è il breve periodo di osservazione (gli autori ritengono 60 giorni un lasso di tempo non soddisfacente), la raccolta dei dati sullo stile di vita dei partecipanti avvenuta attraverso le loro testimonianze dirette (senza osservazione scientifica), il potere statistico limitato ed il poco budget a disposizione. 

FONTE: Nature

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