Digiuno intermittente o riduzione calorica? Quali delle due strategie è più efficace per perdere peso
Nel panorama delle strategie dimagranti, il digiuno intermittente si sta ritagliando uno spazio sempre più prominente, sfidando l’approccio tradizionale della restrizione calorica quotidiana.
Un recente studio condotto dall’Università di Knoxville ha gettato nuova luce su questa controversia, analizzando 165 persone obese per un intero anno. I risultati, pubblicati sugli Annals of Internal Medicine, mostrano come il metodo 4:3 (digiuno per tre giorni non consecutivi alla settimana) abbia prodotto una perdita di peso del 7,6% contro il 5% della restrizione calorica tradizionale.
La ricerca ha evidenziato che il 58% dei partecipanti al gruppo del digiuno intermittente ha raggiunto una perdita di peso significativa (almeno il 5%), rispetto al 47% del gruppo con restrizione calorica.
Tuttavia, questi dati vanno interpretati con prudenza: il campione era relativamente piccolo e le differenze, seppur presenti, non sono eclatanti. I parametri metabolici e cardiovascolari hanno mostrato miglioramenti in linea con la perdita di peso, favorendo leggermente il gruppo del digiuno.
Il fattore psicologico nella perdita di peso
Un aspetto cruciale emerso dallo studio riguarda l’aderenza alle prescrizioni dietetiche.
Chi praticava il digiuno intermittente godeva di maggiore libertà alimentare nei giorni “liberi”, dovendo preoccuparsi principalmente del conteggio calorico solo in tre giornate. Al contrario, il gruppo della restrizione calorica quotidiana ha dovuto monitorare costantemente l’apporto di calorie, carboidrati, proteine e grassi per 365 giorni.
Questa differenza nella complessità gestionale potrebbe aver influenzato significativamente i risultati, rendendo il digiuno intermittente apparentemente più efficace per ragioni pratiche piuttosto che fisiologiche.
Benefici del digiuno intermittente: cosa dice la scienza
Nonostante la popolarità crescente del digiuno intermittente, alimentata anche da influencer e personalità pubbliche, la comunità scientifica mantiene un atteggiamento cauto.
Una revisione pubblicata su Nature ha analizzato gli studi più significativi degli ultimi anni, evidenziando come i benefici promessi spesso non trovino conferma nei dati. Per quanto riguarda la perdita di peso, i vantaggi sembrano essere modesti e, soprattutto, reversibili: cessato il digiuno, il peso tende a risalire.
Oltre alla perdita di peso, al digiuno intermittente vengono attribuiti numerosi altri benefici: miglioramenti metabolici, protezione contro il cancro, effetti neuroprotettivi.
Tuttavia, le evidenze scientifiche rimangono insufficienti e spesso contraddittorie. Molti studi sono condotti su modelli animali e non sempre i risultati sono trasferibili all’essere umano. Gli esperti si dividono tra scettici, sostenitori e posizioni intermedie, creando un panorama confuso per chi cerca certezze.
Conclusioni
Il messaggio che emerge dalla ricerca è chiaro: il digiuno intermittente potrebbe offrire alcuni vantaggi nella perdita di peso, ma non rappresenta la soluzione miracolosa spesso pubblicizzata.
Prima di abbracciare questo approccio, è fondamentale consultare professionisti della salute e diffidare di chi propone il digiuno come panacea universale. La scienza ha bisogno di tempo e ricerche più approfondite per fornire risposte definitive su questa strategia alimentare sempre più popolare.
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