Effetto del bergamotto sul profilo lipidico negli esseri umani
La dislipidemia rappresenta oggi una delle principali minacce per la salute cardiovascolare nei paesi sviluppati.
Nonostante l’esistenza di terapie farmacologiche consolidate come le statine, che possono ridurre il colesterolo LDL fino al 60%, la realtà clinica presenta sfide significative: meno del 20% dei pazienti ad alto rischio raggiunge gli obiettivi terapeutici, mentre fino al 60% manifesta intolleranze o effetti collaterali che compromettono l’aderenza al trattamento.
Questa problematica ha spinto la ricerca verso alternative nutraceutiche, sostanze naturali che possano offrire benefici terapeutici complementari o alternativi ai farmaci tradizionali. Tra queste, il bergamotto emerge come una delle opzioni più promettenti.
Le proprietà uniche del bergamotto calabrese
Il bergamotto (Citrus bergamia) è un agrume endemico della Calabria che si distingue per un profilo nutritivo eccezionale. A differenza di altri agrumi, presenta concentrazioni particolarmente elevate di flavonoidi specifici come neoeriocitrina, neoesperidina, naringina, rutina, neodesmina, roifolina e poncirina.
Tra i composti più significativi si trovano la brutieridina e la melitidina, derivati rispettivamente dell’esperetina e della naringenina, che hanno dimostrato la capacità di inibire l’enzima HMG-CoA reduttasi, lo stesso bersaglio delle statine. Questa caratteristica biochimica spiega in parte l’efficacia del bergamotto nel modulare il profilo lipidico.
Una revisione sistematica degli effetti del bergamotto sulla dislipidemia
La prima revisione sistematica dedicata agli effetti del bergamotto sul profilo lipidico umano ha analizzato 12 studi clinici coinvolgendo 870 partecipanti adulti. I risultati mostrano un quadro incoraggiante: nove studi hanno documentato riduzioni significative di colesterolo totale, trigliceridi e colesterolo LDL, mentre uno studio ha evidenziato miglioramenti specifici del colesterolo LDL.
Le riduzioni osservate sono state considerevoli: il colesterolo totale è diminuito dal 12,3% al 31,3%, il colesterolo LDL dal 7,63% al 40,8%, e i trigliceridi dall’11,5% al 39,5%. Otto studi hanno inoltre riportato un aumento benefico del colesterolo HDL, il cosiddetto “colesterolo buono”.
L’analisi degli studi suggerisce l’esistenza di un effetto dose-dipendente. Le dosi investigate variavano da 150 mg/giorno fino a 1500 mg/giorno, con benefici crescenti all’aumentare del dosaggio. Tuttavia, la variabilità dei risultati suggerisce che la forma di somministrazione del bergamotto (estratto polifenolico, succo intero, o flavonoidi isolati) possa influenzare significativamente l’efficacia.
Particolarmente interessanti sono i risultati ottenuti con dosi moderate di 500 mg/giorno, che hanno mostrato riduzioni del colesterolo LDL fino al 24% in alcuni studi, equiparabili agli effetti di terapie farmacologiche consolidate.
Meccanismi d’azione multipli e sinergie terapeutiche
L’efficacia del bergamotto sembra derivare da meccanismi d’azione multipli che agiscono su diversi livelli del metabolismo lipidico. Oltre all’inibizione dell’HMG-CoA reduttasi, i flavonoidi del bergamotto influenzano l’attivazione della sirtuina-1 e della proteina chinasi AMPK-α, promuovendo l’ossidazione degli acidi grassi e riducendo la sintesi delle lipoproteine VLDL.
Altri meccanismi includono l’inibizione di enzimi coinvolti nell’assorbimento e nel metabolismo del colesterolo, con conseguente aumento dell’escrezione fecale dei lipidi, e la modulazione dei recettori PPAR-γ che influenzano il metabolismo lipidico a livello genomico.
Uno degli aspetti più innovativi emersi dalla ricerca riguarda il potenziale sinergico del bergamotto con le statine a basse dosi. Due studi hanno dimostrato che l’aggiunta di estratto di bergamotto a dosi ridotte di statine produceva miglioramenti del profilo lipidico equivalenti a quelli ottenibili con dosi doppie di statine da sole.
Questo effetto sinergico potrebbe essere particolarmente vantaggioso per pazienti che sviluppano intolleranze alle statine ad alte dosi, offrendo un’alternativa terapeutica che mantiene l’efficacia riducendo gli effetti collaterali.
Limitazioni e prospettive future
Nonostante i risultati promettenti, la ricerca presenta alcune limitazioni metodologiche significative. Solo la metà degli studi ha utilizzato disegni randomizzati controllati, e pochi hanno considerato adeguatamente i fattori confondenti nell’analisi dei dati. Inoltre, l’eterogeneità nelle forme di somministrazione del bergamotto rende difficile stabilire protocolli standardizzati.
Le questioni ancora aperte includono la determinazione della forma ottimale di somministrazione (estratto polifenolico, flavonoidi isolati, o succo intero), il dosaggio ideale per massimizzare i benefici minimizzando i rischi, e la valutazione della sicurezza a lungo termine.
Conclusioni e implicazioni cliniche
Il bergamotto si configura come un nutraceutico promettente per la gestione della dislipidemia, particolarmente adatto per pazienti con ipercolesterolemia moderata, basso rischio cardiovascolare, o intolleranze ai farmaci tradizionali. La possibilità di utilizzarlo in combinazione con statine a basse dosi apre scenari terapeutici innovativi che potrebbero migliorare l’aderenza al trattamento e ridurre gli effetti collaterali.
Tuttavia, prima di formulare raccomandazioni cliniche definitive, sono necessari studi di maggiore qualità metodologica, per stabilire protocolli terapeutici standardizzati e valutare la sicurezza a lungo termine di questo promettente alleato naturale per la salute cardiovascolare.
FONTE: Critical Reviews in Food Science and Nutrition
Se stai cercando un nutraceutico contenente estratto di bergamotto che possa aiutarti a tenere a bada i livelli di colesterolo e a contrastare i rischi per la salute derivanti dalla sindrome metabolica, ti consigliamo di dare uno sguardo a Nurvast Advance.
Lascia un commento