Rhodomyrtus tomentosa e proprietà anti-fegato grasso
L’estratto ricavato dai frutti del Rhodomyrtus tomentosa, una pianta conosciuta anche come mirto di rose, sembra avere interessanti potenzialità per contrastare la steatosi epatica non alcolica.
Il Rhodomyrtus tomentosa è un albero appartenente alla famiglia delle Myrtaceae particolarmente diffuso in Asia: gli esiti di uno studio hanno messo in evidenza alcune interessanti proprietà salutistiche delle sue bacche. Nello specifico, un estratto polifenolico ricavato dai suoi frutti ha manifestato una spiccata capacità nell’inibire il rischio di steatosi epatica non alcolica.
La steatosi epatica non alcolica, condizione conosciuta anche come “fegato grasso”, è diventata la forma più comune di malattia epatica cronica ed è accompagnata da stress ossidativo e risposte infiammatorie. Alla base dell’insorgenza di questo disturbo si configurano soprattutto cause riconducibili a cattive abitudini alimentari, ma non solo. E può rappresentare una seria minaccia per la salute cardiovascolare.
Partendo dal potenziale di benessere manifestato in studi precedenti dall’estratto dei frutti che maturano sui rami del Rhodomyrtus tomentosa, un team di ricercatori ne ha osservato gli effetti su steatosi epatica non alcolica indotta su un campione di topi.
Lo studio
Dopo aver alimentato i topi con una dieta ricca di grassi, i ricercatori hanno somministrato alle cavie una soluzione contenente l’estratto di Rhodomyrtus tomentosa osservandone i presunti effetti epatoprotettivi.
ESITI – I fenoli ricavati dai frutti del Rhodomyrtus tomentosa hanno manifestato di esercitare diverse attività a protezione del fegato, tra cui:
- una ridotta infiltrazione di cellule infiammatorie nel fegato;
- diminuzione dei marcatori di funzionalità epatica e di altri indici di stress ossidativo;
- riduzione dei livelli di citochine infiammatorie.
Ma sono stati osservati altri effetti virtuosi inerenti ai processi metabolici e alle vie di segnalazione sui livelli di mRNA.
“L’analisi integrata della trascrittomica e della metabolomica ha confermato che l’integrazione di RTE (estratto fenolico dei frutti di Rhodomyrtus tomentosa, ndr.) ha avuto effetti regolatori significativi sulle vie metaboliche coinvolte nelle risposte infiammatorie. Inoltre, l’intervento ha regolato i livelli di mRNA dei geni epatici coinvolti nella risposta all’infiammazione e ha inibito la via dell’endotossina epatica-TLR4-NF-κB innescata dalla dieta ricca di grassi, alleviando così la steatosi epatica non alcolica”, si apprende dall’abstract dello studio.
Questi risultati supportano la possibilità che questo estratto possa essere considerato un potenziale alleato per contrastare la steatosi epatica associata all’obesità. Aspettando, però, di avere ulteriori riscontri scientifici.
FONTE: Food Research International

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