Dormire poco durante l’adolescenza rallenta le funzioni cognitive

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adolescenza e sonno

Dormire poco durante l’adolescenza rallenta le funzioni cognitive

Andare a letto tardi e dormire poco sono abitudini che hanno il loro peso sul benessere generale dell’individuo, anche nell’adolescenza.

Una collaborazione scientifica tra ricercatori britannici e cinesi ha portato alla luce un’evidenza sorprendente: anche piccole differenze nella durata del sonno notturno possono influenzare significativamente le capacità cognitive degli adolescenti.

Lo studio, che ha coinvolto oltre 4.000 giovani americani di età compresa tra 11 e 14 anni, dimostra come dormire appena 15 minuti in più possa tradursi in prestazioni mentali superiori e una migliore struttura cerebrale.

La ricerca, pubblicata su Cell Reports, si distingue per aver utilizzato dispositivi FitBit anziché affidarsi ai tradizionali questionari auto-compilati, garantendo così dati oggettivi e precisi sui pattern di sonno dei partecipanti. Questo approccio innovativo ha permesso di correlare con maggiore accuratezza le abitudini del riposo con le scansioni cerebrali e i test cognitivi.

L’adolescenza: un periodo critico per lo sviluppo cerebrale

Durante l’adolescenza il cervello attraversa una fase di trasformazione fondamentale. È proprio in questo delicato periodo che i ritmi circadiani subiscono modifiche naturali, spingendo i giovani a preferire orari più tardivi per andare a dormire. Questa tendenza biologica coincide con un momento cruciale dello sviluppo delle funzioni cerebrali superiori, rendendo la qualità del sonno ancora più determinante per il futuro cognitivo dell’individuo.

L’American Academy of Sleep Medicine raccomanda tra le otto e le dieci ore di sonno per questa fascia d’età, tuttavia la ricerca ha rivelato che nemmeno i partecipanti con le migliori abitudini del sonno raggiungevano questo standard ottimale. Questo dato sottolinea l’urgenza di comprendere meglio i fattori che influenzano il riposo adolescenziale.

I tre profili del sonno adolescenziale

L’analisi dei dati ha permesso di identificare tre distinti gruppi di dormitori.

Il primo gruppo, che rappresentava il 39% dei partecipanti, dormiva in media 7 ore e 10 minuti, caratterizzandosi per un andare a letto tardivo e un risveglio anticipato.

Il secondo gruppo, costituito dal 24% del campione, mostrava caratteristiche intermedie con 7 ore e 21 minuti di sonno.

Il terzo gruppo, che includeva il 37% degli adolescenti, emergeva come il più virtuoso con 7 ore e 25 minuti di riposo, distinguendosi per l’abitudine di coricarsi prima e per una frequenza cardiaca più bassa durante il sonno.

Nonostante le differenze temporali fossero modeste, i risultati nei test cognitivi rivelavano un pattern chiaro: il gruppo con maggiori ore di sonno otteneva prestazioni superiori in ambiti come vocabolario, lettura, risoluzione dei problemi e capacità di concentrazione. Parallelamente, le scansioni cerebrali mostravano volumi cerebrali maggiori e funzioni neurologiche più efficienti nei soggetti che dormivano di più.

Le implicazioni future della ricerca su sonno e adolescenza

La natura longitudinale dello studio ha permesso di osservare che questi pattern si mantengono stabili nel tempo, suggerendo che le differenze nelle abitudini del sonno non sono casuali ma rappresentano caratteristiche persistenti che accompagnano lo sviluppo cognitivo.

La frequenza cardiaca più bassa registrata nel gruppo dei “buoni dormitori” indica inoltre una qualità del riposo superiore, con meno interruzioni e un sonno più ristoratore.

I ricercatori sottolineano ora la necessità di indagare le cause profonde di queste differenze: si tratta di influenze ambientali come videogiochi e smartphone, oppure di variazioni individuali nell’orologio biologico? Comprendere questi meccanismi sarà essenziale per sviluppare strategie efficaci che possano aiutare tutti gli adolescenti a ottimizzare il proprio riposo e, di conseguenza, il proprio potenziale cognitivo.

FONTE: Cell Reports

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