Zenzero e proprietà analgesiche: come agisce?
Una revisione di studi sullo zenzero ha indagato sui meccanismi d’azione alla base del suo effetto analgesico riscontrato a più riprese: ecco gli esiti.
Lo zenzero (Zingiber officinale) è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Zingiberaceae più volte studiata per le sue azioni virtuose per l’organismo, soprattutto per le proprietà antiemetiche (contro la nausea), antivirali e antinfiammatorie. Studi preclinici e clinici dimostrano che lo zenzero e i suoi molteplici composti presentano proprietà analgesiche e migliorano efficacemente il dolore cronico in condizioni artritiche, sindrome dell’intestino irritabile, dismenorrea primaria, recupero da un intervento chirurgico ed emicrania.
Una revisione recentemente pubblicata su Nutraceuticals ha analizzato le conclusioni di 11 studi in vitro e 16 in vivo per valutare approfonditamente i meccanismi alla base dell’effetto analgesico dell’estratto di zenzero o dei suoi ingredienti, in particolare di gingeroli e shogaoli.
Conclusioni della revisione
Dopo aver raccolto diverse ricerche dai principali database contenenti le evidenze scientifiche sullo zenzero, gli autori hanno suddiviso le conclusioni degli studi in vitro da quelle degli studi in vivo.
Per quanto riguarda gli studi in vitro, gli esiti hanno evidenziato che l’estratto di zenzero e i suoi componenti inibiscono l’attivazione del segnale NF-κBp65, determinando una diminuzione dei livelli di fattore di necrosi tumorale (TNF)-α, interleuchina (IL)-1β e IL-6, scaturendo in parole povere un potente effetto antinfiammatorio. Inoltre, lo zenzero esercita un’azione antiossidante aumentando l’espressione degli enzimi antiossidanti e diminuendo i livelli di radicali reattivi dell’ossigeno. Tra tutti i gingeroli, il 6-gingerolo si è rivelato il composto con il più alto effetto antiossidante e di maggiore efficacia antinfiammatoria.
Gli esiti degli studi in vivo non si discostano molto da quelli condotti in vitro, indicando che l’effetto analgesico deriva da profondi effetti sulle vie nocicettive. Lo zenzero, infatti, diminuisce le espressioni di mRNA di TRPV1 e NMDAR2B nel midollo spinale: quando attivati, questi recettori sono fondamentali per la trasmissione del potenziale d’azione attraverso le vie afferenti del dolore.
Inoltre, lo zenzero attiva i recettori della serotonina (5-HT) e aumenta l’espressione di alcuni adrenocettori attivando il dolore discendente circuiti modulatori. L’effetto antiossidante, invece, è stato dimostrato dalla riduzione dei livelli di DNA mitocondriale libero.
“Nell’osteoartrosi, i modelli animali non solo offrono la prova che lo zenzero allevia il dolore associato, ma che potrebbe anche fornire un effetto protettivo, poiché il 6-shogaol inibisce l’interazione tra i ligandi TLR4 e il complesso TLR4/MD-2 nei condrociti e riduce anche la fosforilazione di ERK , prevenendo la perdita di cartilagine”, precisano gli autori.
In definitiva, l’estratto di zenzero – attraverso i suoi vari principi attivi – si comporta come un unico agente analgesico su più fronti.
“Questi risultati evidenziano un meccanismo estremamente complesso alla base dell’effetto analgesico dello zenzero: molti dei suoi ingredienti modulano vari componenti delle vie di segnalazione nocicettiva. Grazie a questo meccanismo, lo zenzero è un promettente analgesico ad ampio spettro, efficace in vari tipi di dolore, tra cui il dolore neuropatico e infiammatorio, che sono esigenze mediche attualmente insoddisfatte”, concludono gli autori, i quali indicano la necessità di approfondire le ricerche allargandole con più convinzione anche agli esseri umani e comparandone gli effetti con approcci alternativi della gestione del dolore.
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