Steatosi epatica: cause, sintomi e cure naturali
Tutto quello che c’è da sapere sulla steatosi epatica non alcolica (o fegato grasso): definizione, cause, sintomi, rischi per la salute e suggerimenti sui rimedi naturali.
Conosciuta soprattutto con il nome di fegato grasso, la steatosi epatica non alcolica è una condizione clinica diagnosticata piuttosto frequentemente tra la popolazione adulta. Qualcuno la definisce una patologia vera e propria, qualcun altro – invece – una situazione borderline che non deve essere affatto sottovalutata. A prescindere dalla diversa posizione degli addetti ai lavori, è opinione condivisa dalla comunità medico-scientifica che la steatosi non alcolica possa rappresentare una seria minaccia per la salute.
E come ogni altra patologia o disturbo, questa condizione contempla un quadro clinico ben preciso con cause, sintomi e fortunatamente anche rimedi riconducibili specificamente ad essa. Trattamenti che vanno dalle terapie farmacologiche alle cure prettamente naturali passando per le variazioni delle abitudini alimentari.
Ma andiamo per gradi.
- Che cos’è la steatosi epatica non alcolica?
- Le principali cause
- Sintomi e strumenti di diagnosi
- I rischi per la salute
- Suggerimenti alimentari
- Cure naturali: consigli
- Bibliografia
Che cos’è la steatosi epatica non alcolica?
Si definisce steatosi epatica non alcolica o “fegato grasso” o ancora NAFLD – acronimo di Nonalcoholic Fatty Liver Disease – una condizione in cui avviene un accumulo di grasso all’interno del fegato che interessa più del 5% degli epatociti. A differenza della steatosi indotta dall’abuso di alcolici o farmaci, oppure della steatosi derivante da patologie epatiche, la forma non alcolica è causata soprattutto dalla lipotossicità. In altre parole, da un approccio alimentare sbagliato all’insegna del consumo eccessivo di acidi grassi saturi, carboidrati e zuccheri semplici.
Non è un caso se recenti statistiche hanno evidenziato la diffusione di questa condizione soprattutto in America ed Europa, a differenza – invece – dell’Africa che risulta in controtendenza. Obesità, diabete mellito di tipo II, ipertrigliceridemia e ipertensione arteriosa sono tutti fattori di rischio cardiovascolare che contribuiscono alla sua insorgenza: ecco perché la sindrome metabolica si configura come il principale veicolo di steatosi epatica nel mondo.
La NAFLD, infatti, è attualmente considerata da diversi autori come la manifestazione epatica della sindrome metabolica.
Le principali cause
Come accennato in precedenza, le cause della steatosi epatica non alcolica sono riconducibili soprattutto a squilibri alimentari ed ai conseguenti fattori di rischio cardiovascolare, ma non solo.
Ecco le principali ragioni:
- la presenza di sindrome metabolica: trigliceridi alti, colesterolo LDL alto, colesterolo HDL basso, ipertensione arteriosa, resistenza all’insulina (prediabete), stress ossidativo ecc.;
- la malnutrizione proteico-calorica: per esempio, una repentina perdita di peso dovuta ad una dieta drastica può portare ad un accumulo di grasso nel fegato;
- un’alimentazione troppo ricca di grassi, zuccheri e carboidrati;
- il diabete di tipo II: il 60% di pazienti affetti da diabete e insulino-resistenza soffre di steatosi epatica;
- obesità e sovrappeso: un sondaggio ha evidenziato che il fegato grasso si riscontra in circa l’80% dei soggetti obesi;
- sedentarietà;
- predisposizione genetica;
- l’assunzione di alcuni farmaci per il trattamento di malattie croniche;
- alterazioni ormonali.
Tra le varie motivazioni, quindi, emerge soprattutto l’associazione con l’eccessivo peso corporeo e le cattive abitudini a tavola. Un girovita extralarge, infatti, è spesso la prima manifestazione visibile di squilibri metabolici e – di conseguenza – di accumulo lipidico all’interno delle cellule epatiche.
Nello specifico, assumere troppi grassi e carboidrati senza un’adeguata attività fisica comporta uno squilibrio energetico che induce le cellule del tessuto adiposo a depositare l’eccesso di grasso ad altri organi. Tra cui il fegato che, a sua volta, si “affatica” e vede alterata la sua consueta attività di sintesi dei trigliceridi. Insomma, si innesca un circolo vizioso che porta il grasso ad accumularsi nelle cellule epatiche.
Sintomi e strumenti di diagnosi
La steatosi non alcolica presenta diversi sintomi. Alcuni tangibili, altri meno. La maggior parte dei pazienti risulta asintomatica e scopre di avere il fegato grasso quasi in maniera casuale. In seguito ad un’ecografia oppure dopo esami del sangue che evidenziano alterazioni delle transaminasi, ovvero degli enzimi che trasformano gli amminoacidi in energia e che sono indicativi del funzionamento epatico.
I principali sintomi visibili della steatosi epatica non alcolica sono:
- affaticamento;
- dispepsia;
- dolore addominale;
- infiammazione del colon;
- fegato che al tatto risulta ingrossato.
Non trattandosi di sintomi esclusivamente associati a questa condizione, il medico sarà in grado di effettuare una diagnosi precisa tramite ecografia, spettroscopia a risonanza magnetica, esame istologico o tomografia computerizzata nei laboratori di ricerca.
L’ecografia è il primo strumento d’indagine perché più economico ed è facilmente accessibile rispetto agli altri. Si rivela efficace nell’individuare le forme più accentuate di steatosi, invece dimostra meno accuratezza nell’identificazione delle forme più lievi. A differenza, invece, della risonanza magnetica o della tomografia.
Per restituire ulteriore complessità alla diagnosi della NAFLD, basti pensare che l’epatomegalia – ovvero l’aumento di volume del fegato – non rappresenta una manifestazione esclusiva di questa condizione. Un fegato ingrossato, infatti, può essere sintomo di altre problematiche tra cui infezioni batteriche (sifilide), infezioni virali (rosolia, epatite), insufficienza cardiaca, leucemia e neoplasie del fegato. Viceversa, la steatosi non è necessariamente associata ad un fegato più grosso.
I rischi per la salute
Il fegato grasso, spesso, viene descritto come una malattia multi-sistemica, cioè come un fattore di rischio per diverse patologie a carico di vari organi e apparati. Anche se la steatosi epatica riconducibile alla sindrome metabolica raramente evolve a insufficienza epatica, diverse ricerche scientifiche hanno posto l’accento sui pericoli per la salute cardiovascolare derivanti da questa condizione.
La steatosi epatica non alcolica, infatti, è ormai riconosciuta come fattore di rischio indipendente per alcuni episodi cardiovascolari, tra cui:
- cardiopatia ischemica;
- stroke;
- emorragia cerebrale;
- aritmie cardiache.
Quindi, seppur il grasso accumulato nel fegato abbia conseguenze gravi soltanto in una minoranza dei pazienti, è altrettanto vero che rappresenta un campanello d’allarme da non sottovalutare. A maggior ragione considerando il trend che vede 1 italiano su 4 essere affetto da questa condizione: senza prevenzione e senza un’accurata sensibilizzazione, la steatosi epatica è destinata a diventare una reale emergenza sanitaria e una gatta da pelare per l’intero Sistema Sanitario Nazionale.
Suggerimenti alimentari
Alla luce di quanto detto finora, ripulire un fegato grasso significa innanzitutto ridurre sensibilmente il consumo di carboidrati complessi e di zuccheri, anche quando provengono dalla frutta. Uno studio recente ha posto l’attenzione sulle ripercussioni negative del fruttosio, in particolare quello presente nei prodotti dolciari e nelle bibite. Dalla sperimentazione condotta sui topi, pare che il fruttosio industriale – assunto in quantità elevate – deteriorerebbe la barriera intestinale esponendola maggiormente alle tossine batteriche.
Ricerche precedenti, invece, avevano evidenziato altri effetti negativi per il fegato riconducibili al fruttosio: seppur la quantità somministrata alle cavie risulti in quasi tutti i test molto elevata, gli esiti suggeriscono che il consumo prolungato di bevande contenenti zuccheri aggiunti (come i soft drink) possa rappresentare un fattore di rischio per l’insorgenza di steatosi epatica.
Altri alimenti che favoriscono il fegato grasso sono burro, strutto, lardo e in generale tutti i grassi saturi presenti soprattutto negli alimenti di origine animale.
I cibi da prediligere sono soprattutto quelli dalle comprovate proprietà antiossidanti e ricchi di fibre, in particolare:
- verdure crucifere (cavolo, rucola, broccoli, ecc.);
- pesce azzurro ricco di omega-3 (salmone, sardine, sgombro ecc.);
- alimenti integrali;
- legumi;
- carne bianca;
- frutta di stagione.
Alcuni esperti nutrizionisti consigliano di non rinunciare alla frittura a patto che venga utilizzato olio extravergine d’oliva in quanto ricco di antiossidanti. Senza eccedere, naturalmente.
Un altro alimento alleato del fegato è sicuramente il carciofo, cibo dalle comprovate proprietà epatoprotettive, coleretiche e colagoghe. Il carciofo, infatti, contiene la cinarina, ovvero un polifenolo derivato dell’acido caffeico che esercita un’azione rigeneratrice delle cellule del fegato.
In generale, il regime alimentare consigliato per prevenire e fronteggiare la steatosi epatica è senz’altro la dieta mediterranea. Come suggerito da uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Napoli Federico II, un’alimentazione di questo genere – ricca di fibre, vitamine e antiossidanti – scioglie l’eccesso di grasso nel fegato fino al 40%.
Cure naturali: consigli
La prevenzione della steatosi epatica non alcolica, quindi, passa soprattutto attraverso una sana alimentazione ed uno stile di vita non sedentario. A supporto di questi necessari accorgimenti, la ricerca scientifica riconducibile ai settori della nutraceutica e della fitoterapia – quindi ai rami di studio che indagano sulle potenzialità terapeutiche degli estratti naturali – ha compiuto significativi passi in avanti nell’individuazione di elementi vegetali da sfruttare come possibili cure naturali alle forme lievi di steatosi epatica.
Da pochi anni a questa parte, i riflettori sono puntati soprattutto sul bergamotto, un agrume tipicamente calabrese che ha evidenziato in diversi studi la capacità di prevenire l’accumulo di grasso nel fegato grazie all’azione dei suoi potenti antiossidanti. Proprietà curative e preventive che non sono da ricercare nel consumo alimentare del bergamotto, ma nel suo estratto polifenolico. Ed è per questo motivo che viene utilizzato come ingrediente per la realizzazione di prodotti nutraceutici che aiutano a prevenire e curare il fegato grasso in stato lieve e moderato.
Oltre al bergamotto, un altro elemento presente in natura che ha evidenziato un’azione epatoprotettiva ed efficace nella prevenzione e nel contrasto della steatosi epatica è il cardo comune (carciofo selvatico). Anche il suo estratto viene impiegato per la preparazione di rimedi naturali per il trattamento delle forme meno gravi di fegato grasso.
Steaber: l’integratore alimentare per la steatosi epatica
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Insieme al Bergacyn®, lo Steaber contiene anche estratto di lino (Linum Usitatissimum): elemento che agevola il corretto metabolismo dei lipidi.
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Bibliografia
- Steatosi epatica non alcolica, rischio cardiovascolare e aterosclerosi, Elisabetta Romeo, Angela Amante, Giacomo De Luca, Carmelo Caserta, Fondazione per la Medicina Solidale, 2018.
- Sindrome metabolica: Dai fattori di rischio alla gestione, Michael J. Blaha, Rajesh Tota-Maharaj, Seed, 2014.
- Ci vuole fegato, Antonio Moschetta, Mondadori, 2020.
- Grassi dentro, Nicola Sorrentino, Mondadori, 2016.
Comments (2)
Buona sera, vorrei sapere se lo trovo in farmacia. Grazie.
Salve Gabriella, certo, lo può ordinare in farmacia e lo può acquistare sul nostro shop online a questo link: https://coohesion.com/products/nutraceutici/steaber-integratore-fegato-grasso/