Secchezza oculare: tra le cause anche l’alimentazione
Una dieta che non prevede un’adeguata quantità di lipidi contribuisce alla secchezza degli occhi.
La secchezza oculare è un disturbo piuttosto diffuso e le cause possono essere molteplici: ambientali, ormonali, patologiche oppure legate ad alcune abitudini come, ad esempio, una prolungata esposizione ai monitor e l’utilizzo di lenti a contatto. Quello che emerge dal Congresso Nazionale della Soi (Società Oftalmologica Italiana) è l’esistenza di un’ulteriore possibile causa, questa volta legata alle scelte alimentari.
Una dieta che non prevede un quantitativo adeguato di lipidi induce ad un malfunzionamento delle ghiandole di Meibomio, ovvero la parte situata all’interno della palpebra che previene l’evaporazione della lacrima. La secchezza oculare è ricorrente soprattutto in età avanzata, tra i motivi c’è anche l’usura di questa ghiandola. Ma questo fastidio agli occhi, che può diventare cronico, non risparmia i più giovani.
“Supplementazione di lipidi può avere un ruolo fondamentale”
L’agenzia di stampa Ansa.it ha raccolto le parole di Pasquale Troiano, direttore Uoc di Oculistica dell’Ospedale Fatebenefratelli Sacra Famiglia di Erba e presidente del Comitato Tecnico Scientifico Soi: “Con le modifiche ormonali dell’invecchiamento decade il ricambio dei meibociti. Questo è particolarmente evidente per la ridotta popolazione di cellule staminali associata a queste ghiandole”.
Tra le variabili che possono incentivare questo disturbo, prosegue Troiano, ci sono: “bassa umidità, l’aumento della velocità dell’aria, l’uso di lenti a contatto, l’aumentato intervallo di ammiccamento tipico durante l’uso di video e gli interventi chirurgici oculari. Ma anche una dieta troppo povera di lipidi”.
Come contrastare questo deficit? Troiano rivela: “La supplementazione di lipidi sia locali (colliri lipidici, spray con liposomi) sia a livello sistemico, può avere un ruolo importante. Inoltre, il rosiglitazone e altri farmaci tiazolidinedioni usati per il trattamento del diabete non insulino dipendente sembrano in grado di stimolare la sintesi di lipidi”.
FONTE: Ansa.it

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