Prodotti a base di soia e rischio demenza

Torna a Blog
piatto natto

Prodotti a base di soia e rischio demenza

Un team di studiosi giapponesi ha analizzato il possibile effetto neuroprotettivo di vari prodotti a base di soia, individuandone uno particolarmente promettente. Ecco di quale si tratta.

La demenza è una condizione particolarmente diffusa tra gli anziani di tutto il mondo. Si stimano circa 55 milioni di persone affette da questa patologia e ogni anno vengono diagnosticati oltre 10 milioni di casi nuovi. Alla base dell’insorgenza della demenza ci sono diversi fattori: anche stile di vita e alimentazione possono incidere, motivo per cui le istituzioni sanitarie premono affinché si possa avere una maggiore sensibilizzazione alla prevenzione.

Un team di studiosi ha analizzato il possibile impatto derivante dal consumo di prodotti a base di soia rispetto al rischio demenza (natto, miso e tofu). Questi alimenti, infatti, sono ricchi di isoflavoni, sostanze naturali che a più riprese hanno dimostrato uno spiccato potenziale neuroprotettivo, in particolar modo dal rischio di declino cognitivo e morbo di Alzheimer.

Lo studio

L’equipe di ricercatori giapponesi ha condotto uno studio prospettico su un campione composto da quasi 19 mila uomini e oltre 22 mila donne. L’assunzione di prodotti a base di soia e isoflavone è stata calcolata utilizzando un questionario di frequenza alimentare convalidato quando i partecipanti avevano un’età compresa tra 45 e 74 anni (1995 e 1998).

La demenza disabilitante incidente è stata definita dallo stato di invalidità della vita quotidiana correlato alla demenza nel programma di assicurazione per l’assistenza a lungo termine del Giappone dal 2006 al 2016.

ESITI – In linea generale, l’assunzione totale di prodotti a base di soia non era associata in alcun modo statisticamente significativo al rischio di demenza invalidante. 

Il risultato più significativo è stato riscontrato per l’assunzione di natto, un alimento tradizionale giapponese a base di fagioli di soia fermentati, nelle donne. “Quando abbiamo stratificato per età, questa associazione inversa era più chiara nelle donne di età inferiore ai 60 anni”, precisano gli autori.

Il meccanismo d’azione, provano ad ipotizzare gli autori, è probabilmente correlato ai componenti e alle caratteristiche uniche del natto rispetto agli altri prodotti a base di soia. Facendo risalire il merito soprattutto alla nattochinasi, un enzima contenuto nella componente appiccicosa del natto la cui somministrazione sembra essere legata ad un miglioramento di alcuni parametri cerebrali. 

In definitiva, sebbene l’assunzione totale di prodotti a base di soia non sia stata associata al rischio di demenza disabilitante, l’assunzione di natto può contribuire a ridurre il rischio di demenza disabilitante nelle donne, specialmente nelle donne di età inferiore ai 60 anni.

FONTE: European Journal of Nutrition

coohesion logo

LEGGI ANCHE: Farina di arachidi e azione anti-invecchiamento

LEGGI ANCHE: Problemi di vista e demenza senile: c’è un collegamento

Condividi questo post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna a Blog