Prevenzione Alzheimer: il ruolo di uova e soia

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Prevenzione Alzheimer: il ruolo di uova e soia

Una sostanza contenuta nei due cibi riduce il rischio di demenza e aiuta la memoria.

Soia e uova riducono il rischio di Alzheimer e aiutano a preservare le piene facoltà cognitive e la memoria, a rivelarlo è uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition. Il merito è di una sostanza contenuta in entrambi gli alimenti: la fosfatidilcolina. Questa sostanza è presente nel nostro organismo ed è una fonte importante di colina, una molecola che svolge alcuni ruoli essenziali:

  • contribuisce alla formazione delle membrane cellulari;
  • è la base dell’acetilcolina, uno dei principali neurotrasmettitori del cervello;
  • insieme ai suoi derivati, è coinvolta in altre principali attività metaboliche

L’importanza della fosfatidilcolina e il suo potenziale contributo per il benessere del cervello sono cosa già nota, tanto che questa sostanza è integrata anche in alcuni multivitaminici. Gli autori di questo studio, però, si sono soffermati sui benefici della fosfatidilcolina presente negli alimenti

Una piantagione di soia
Piantagione di soia

Prevenzione Alzheimer: lo studio su uova e soia

Le principali fonti naturali di fosfatidilcolina sono uova e semi di soia, ma è presente anche in altri alimenti – seppur in quantità minore – come latte, cavolfiori, lenticchie e piselli. L’equipe di ricerca dell’Università della Finlandia Orientale ha osservato per un periodo di 22 anni un campione di circa 2500 uomini tra i 42 e i 60 anni. Gli studiosi hanno preso in considerazione l’apporto giornaliero medio di fosfatidilcolina, i fattori di rischio per la salute cognitiva e gli esiti di test per la memoria, cognitivi e linguistici somministrati ai soggetti coinvolti. 

L’ESITOAssumere fosfatidilcolina a tavola riduce il rischio di Alzheimer. I risultati hanno mostrato una riduzione del rischio di demenza pari al 28% tra i partecipanti con maggiore apporto di fosfatidilcolina naturale. Inoltre, ad essa è stato associato un miglioramento complessivo della performatività cognitiva e della memoria

«Tuttavia, questo è solo uno studio osservazionale e abbiamo bisogno di ulteriori ricerche prima di poter trarre conclusioni definitive», sottolinea Maija Ylilauri, prima firma della ricerca. Resta, comunque, una rilevante scoperta considerando la crescente diffusione dei casi di demenza e l’importanza della prevenzione, a maggior ragione quando si parla di Alzheimer che, ad oggi, resta una malattia incurabile.

FONTE: Science Daily

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