Post-covid: emergenza obesità e malattie cardiovascolari

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Post-covid: emergenza obesità e malattie cardiovascolari

Un team di ricerca dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia lancia l’allarme sul pericolo di aumento delle malattie cardiovascolari una volta che termnerà l’emergenza covid.

Era inevitabile che durante la quarantena si registrasse un aumento dei fattori di rischio per quanto riguarda obesità e malattie cardiovascolari. La sedentarietà, coniugata ad una cattiva alimentazione, ha portato ad una situazione critica per la salute pubblica. “A causa dell’ansia della paura di carenza di cibo, durante una pandemia le persone tendono ad acquistare maggiormente alimenti confezionati e di lunga durata piuttosto che alimenti freschi”, si legge dal paper scientifico realizzato da studiosi dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e pubblicato sulla rivista European Journal of Clinical Nutrition

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Gli esperti lanciano l’allarme: il coronavirus ha aumentato obesità e rischio cardiovascolare.

“La quarantena porta alcuni effetti a lungo termine sulle malattie cardiovascolari, principalmente legate allo stile di vita malsano e all’ansia”, si apprende dall’abstract dello studio che termina con un invito da parte degli studiosi di intraprendere, al termine della quarantena, “un’azione globale a sostegno di una dieta sana e di un’attività fisica è obbligatoria per incoraggiare le persone a tornare a un buon stile di vita”.

Il coronavirus rimette in discussione i parametri di rischio cardiovascolare

Seppur l’attività fisica sia ritenuta obbligatoria per la prevenzione cardiovascolare, le indicazioni dell’OMS e degli enti istituzionali di salute pubblica non presentano sufficienti istruzioni sull’attività fisica da svolgere in casa. “Gli adulti dovrebbero impegnarsi in almeno 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica ad intensità moderata accumulata o 75 minuti a settimana (…) per gli adulti che non sono in grado di soddisfare le raccomandazioni minime di attività fisica, è suggerita qualche attività fisica di intensità moderata o vigorosa, anche se per una durata inferiore a quanto raccomandato può essere utile per ridurre il rischio cardiovascolare”.

Dopo la quarantena, sostengono i ricercatori, c’è la necessità di rivalutare i parametri di rischio cardiovascolare e i fattori di criticità dello stato glicemico. Inoltre, sarà necessario un approccio psicologico per identificare precocemente la persistenza di ansia e stress, altri due fattori che incidono sulle abitudini alimentari. “Un’azione globale a sostegno di una dieta sana e dell’attività fisica è obbligatoria per incoraggiare le persone a tornare ad un corretto stile di vita. Questa azione deve essere rivolta soprattutto alle fasce di popolazione appartenenti ad un contesto socio-economico che costringe gli individui a maggiori restrizioni”, concludono gli autori.

FONTE: Nature

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