Perdita di capelli: cause e possibili rimedi
Alla base della caduta di capelli possono esserci motivazioni di varia natura: dalla genetica agli ormoni, passando per i fattori ambientali e lo stile di vita.
Circa il 40% degli uomini tra i 30 e i 40 anni è alle prese con la perdita dei capelli, ma questa problematica – seppur in misura inferiore e con modalità e cause differenti – può coinvolgere anche le donne. Tuttavia, la calvizie comune è prevalentemente maschile e viene definita anche alopecia androgenetica. Come suggerisce il termine, la caduta di capelli – in questo caso – è legata soprattutto a due variabili: ormoni maschili e predisposizione ereditaria. Quest’ultima risulta più ricorrente nei gruppi etnici di origine caucasica rispetto alle razze orientali e africane.
In un primo momento, la letteratura scientifica insisteva in maniera convinta sulle responsabilità del testosterone. Cioè, si credeva che la calvizie fosse la diretta conseguenza di una produzione elevata di testosterone. Infatti tra gli anni ‘40 e ‘50, la comunità scientifica ha cercato di dimostrare a più riprese la correlazione tra immaturità sessuale e alopecia androgenetica, evidenziando come la somministrazione successiva di testosterone a soggetti con insufficienza testicolare causasse – in alcuni soggetti – la calvizie.
Invece, studi recenti hanno evidenziato che il livello di testosterone riscontrabile negli uomini senza capelli è pressoché uguale a quello presente negli uomini con i capelli.
Successivamente, ulteriori studi hanno evidenziato che alla base della calvizie comune sussiste una particolare dinamica ormonale.
Il DHT: una delle cause principali della perdita di capelli
Il DHT, acronimo di diidrotestosterone, gioca un ruolo fondamentale nella caduta di capelli. Si tratta di un ormone che deriva dal testosterone grazie ad un enzima, la 5-alfa-reduttasi, e che contribuisce alla comparsa della peluria in varie parti del corpo (tra cui barba e pube) e allo sviluppo di alcuni organi coinvolti in altri processi ormonali, tra cui la prostata.
DHT e 5-alfa-reduttasi, quindi, sono tra i principali responsabili della calvizie comune. Uno studio condotto nel 1979 evidenziò come i maschi appartenenti ad alcune famiglie dominicane con deficit ereditario della 5-alfa-reduttasi non sviluppassero né barba, né alopecia androgenetica.
In seguito, gli addetti ai lavori hanno approfondito in che modo il DHT agisce sulla caduta dei capelli. Il meccanismo è duplice: da un parte incide sulla salute del follicolo pilifero agendo sulle rispettive cellule, dall’altra interagisce con il DNA inviando il messaggio di produrre meno cheratina, ovvero la proteina fondamentale per la formazione del capello.
L’attività riconducibile alla 5-alfa-reduttasi (di tipo II) è maggiormente riscontrabile negli uomini piuttosto che nelle donne e si manifesta prevalentemente nell’area frontale. Inoltre, le donne sono maggiormente protette grazie all’azione dell’aromatasi, ovvero un sistema enzimatico di conversione degli ormoni androgeni in ormoni estrogeni.
Non solo follicolo pilifero e produzione di cheratina, il DHT influisce anche sulla ghiandola sebacea: un’alterazione dei componenti del sebo incide negativamente sul benessere del cuoio capelluto. Le immediate conseguenze sono rappresentate dalla comparsa di dermatite seborroica, forfora e altre manifestazioni che possono contribuire ad aggravare la calvizie.
Calvizie e altri fattori di rischio: stress e dieta squilibrata
Stress e cattive abitudini alimentari incidono negativamente sull’equilibrio ormonale e, di conseguenza, sulla salute dei capelli. Entrambi questi fattori stimolano la corteccia surrenale a produrre una quantità eccessiva di cortisolo provocando l’indebolimento di pelle e cuoio capelluto, oltre che – più in generale – del sistema immunitario. Inoltre, è opinione condivisa da molti esperti che lo stress sia alla base della secrezione di adrenalina e noradrenalina in grado di provocare una copiosa perdita di capelli.
La perdita di capelli, quindi, è una problematica che dipende da diversi fattori, pertanto non è sufficiente inibire l’attività del DHT e della 5-alfa-reduttasi per risolverla o prevenirla.
Le tre principali forme di calvizie
Oltre ad essere multifattoriale, la calvizie è una patologia complessa e può avere un’origine e una durata variabile. Può essere un processo decennale, può manifestarsi nel giro di poco tempo oppure può essere un disturbo circoscritto ad un periodo particolarmente difficile.
Adesso andiamo a vedere le tre principali categorie di forme di calvizie:
- Alopecia androgenetica: comunemente nota come calvizie comune, comporta un graduale diradamento dei capelli. Come detto in precedenza, la causa è legata ad una predisposizione ereditaria e si manifesta soprattutto nella regioni fronto-temporali e del vertice;
- Telogen effluvium acuto: è la perdita di capelli dovuta ad un evento traumatico e comporta una caduta copiosa e omogenea lungo tutto lo scalpo;
- Telogen effluvium cronico: si manifesta in maniera simile alla forma acuta, seppur con meno intensità, inoltre si protrae per lungo tempo ed è causata da stress, cattiva alimentazione (carenza di ferro e nutrienti fondamentali), malattie croniche (ipotiroidismo, ipertiroidismo ecc.), dall’assunzione di alcuni farmaci e da motivi ancora sconosciuti;
Può succedere che la forma acuta di telogen effluvium possa diventare cronica quando, ad esempio, le cause scatenanti della prima sono durature (stress, dieta squilibrata ecc.), ma le ragioni non sono sempre facili da individuare. Ad ogni modo, soltanto un dermatologo sarà in grado di diagnosticare con certezza la matrice del diradamento.
Differenze principali
L’alopecia androgenetica avviene in maniera graduale. Infatti, la perdita di capelli inizia in maniera “subdola” e l’assottigliamento è progressivo fino ad arrivare ad un marcato diradamento. Al contrario, nel telogen effluvium la caduta ha un inizio chiaro e distinto e coinvolge tutto il cuoio capelluto.
La calvizie ereditaria, inoltre, non presenta sintomi. Invece, il telogen effluvium può essere associato a tricodinia, ovvero una sensazione di fastidio analoga alla puntura di aghi.
Un’ultima distinzione riguarda lo spessore e la lunghezza dei capelli caduti: si presentano sottili e miniaturizzati nell’alopecia androgenetica mentre nel telogen effluvium risultano di dimensioni normali.
Perdita di capelli: le cause più ricorrenti
DHT, fattori ormonali, alimentazione, stile di vita, ma anche altre variabili possono incidere in maniera significativa sulla caduta dei capelli. Ecco un elenco generico sulle motivazioni conosciute alla base della calvizie, indipendentemente da quale possa essere la matrice (che si tratti di alopecia androgenetica o di telogen effluvium):
- genetica;
- alimentazione priva di alcune nutrienti fondamentali, in particolare Ferro, Zinco e vitamina A;
- stress;
- patologie del capello, in particolare dermatite seborroica e produzione di forfora;
- malattie croniche che interessano soprattutto tiroide, ghiandola surrenale e fegato;
- effetti collaterali derivanti dall’assunzione di alcuni farmaci;
- cambio di stagione;
- disordini alimentari patologici (anoressia, bulimia);
- utilizzo di prodotti per i capelli particolarmente aggressivi.
Come prevenire la perdita di capelli
Purtroppo contro la calvizie ereditaria si può fare molto poco, però si può rallentare il processo con qualche piccolo accorgimento. Al contrario, è possibile adottare qualche contromisura per prevenire e fermare la caduta di capelli derivante da altri fattori.
Innanzitutto attraverso le giuste scelte a tavola, privilegiando alimenti ricchi di elementi nutrienti fondamentali per la salute della chioma: noci, broccoli, mela annurca, lenticchie, salmone e uova sono soltanto alcuni dei cibi che rinforzano i capelli.
È importante, quindi, evitare carenze nutrizionali. Altrettanto importante è adottare uno stile di vita che non contempli eccessivi livelli di stress e che favorisca il mantenimento dell’equilibrio ormonale.
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