Mirtilli e benefici per la sindrome metabolica
Mangiare un certo quantitativo giornaliero di mirtilli sembra ridurre il rischio cardiovascolare: questo è quanto emerge da un recente studio britannico.
Che i mirtilli rappresentino un elisir di benessere naturale è cosa già risaputa: stando agli esiti di una recente revisione, il merito sembra riconducibile all’elevata concentrazione di antociani, una famiglia di antiossidanti che presentano una serie di benefici per l’organismo. In particolare, studi prospettici hanno dimostrato che una maggiore assunzione di antociani è associata a una minore mortalità per tutte le cause, oltre che ad un ridotto rischio di diabete di tipo 2 e di infarto del miocardio.
Un altro studio, invece, ne ha evidenziato un potenziale interessante nella gestione della sindrome metabolica, ovvero una condizione clinica insidiosa per la salute cardiovascolare dovuta soprattutto ad un’alimentazione scorretta, caratterizzata dal consumo eccessivo di grassi saturi. Questo è quanto emerso da una ricerca condotta da un team di studiosi britannici.
Il ruolo dei mirtilli per la gestione della sindrome metabolica
“Abbiamo esaminato l’effetto dell’assunzione di mirtillo per 6 mesi sulla resistenza all’insulina e sulla funzione cardiometabolica nella sindrome metabolica”, scrivono gli autori.
È stato condotto uno studio parallelo in doppio cieco, controllato con placebo, che ha arruolato adulti in sovrappeso e obesi (BMI ≥25 kg/m2 ), di età compresa tra 50 e 75 anni, con sindrome metabolica. I volontari presentavano almeno 3 requisiti di sindrome metabolica tra cui alterata glicemia a digiuno, ipertensione, adiposità centrale, ipertrigliceridemia e bassi livelli di colesterolo HDL, sottoponendoli ad un intervento dietetico di 6 mesi.
In totale, sono risultati idonei 138 partecipanti, i quali sono stati assegnati – in modo casuale – a 1 dei 3 gruppi di trattamento caratterizzati da 2 assunzioni di mirtilli ottenibili con la dieta (equivalenti a 1 e 1/2 tazza di mirtilli freschi al giorno: rispettivamente, 150 e 75 g) e placebo.
I risultati dello studio
Tra gli esiti più interessanti, è emerso che l’assunzione giornaliera di 1 tazza di mirtilli ha migliorato la funzione endoteliale e la rigidità arteriosa sistemica. Nei soggetti che non assumevano statine per la gestione del colesterolo, gli autori hanno riscontrato un colesterolo HDL (colesterolo “buono”) più elevato sia nella quantità, sia nella densità delle particelle.
La resistenza all’insulina e la pressione sanguigna, invece, non sono stati influenzati. Allo stesso modo, mezza tazza al giorno di mirtilli non ha sortito alcun effetto significativo su alcun biomarcatore cardiovascolare.
“Nonostante la resistenza all’insulina rimanga invariata, mostriamo, a nostra conoscenza, i primi miglioramenti sostenuti nella funzione vascolare, nello stato lipidico e nella bioattività dell’ossido nitrico sottostante grazie al consumo di 1 tazza di mirtilli al giorno”, concludono gli autori.
Considerando la capacità di riduzione che nello studio si aggirava tra il 12-15% di episodi cardiovascolari, i mirtilli – secondo gli autori – dovrebbero essere inclusi nelle strategie dietetiche per ridurre il rischio cardiovascolare individuale e della popolazione.
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