Indice infiammatorio e sindrome metabolica tra gli adolescenti
Quanto impatta il potenziale infiammatorio della dieta sull’insorgenza di sindrome metabolica tra i ragazzi? Prova a rispondere uno studio.
La sindrome metabolica è definita da una condizione caratterizzata di fattori fisiologici, clinici, biochimici e metabolici, caratterizzati da obesità centrale, ipertensione, dislipidemia, insulino-resistenza e intolleranza al glucosio: condizione inevitabilmente associata ad un maggiore rischio cardiovascolare.
Attualmente, un numero progressivamente crescente di bambini e adolescenti dei paesi sviluppati e in via di sviluppo è affetto da sindrome metabolica, accompagnato da obesità e abitudini sedentarie crescenti. La cattiva alimentazione, infatti, gioca un ruolo cruciale in quanto è responsabile di processi infiammatori.
“Svelare il legame tra il potenziale infiammatorio della dieta e i rischi cardiometabolici può favorire ulteriormente il controllo e la prevenzione delle malattie cardiometaboliche”, questo è quanto si legge da uno studio condotto da ricercatori provenienti dall’Università di Shanghai con l’obiettivo di indagare sulle possibili associazioni tra indice infiammatorio dietetico, sindrome metabolica e le singole condizioni caratterizzanti la sindrome metabolica tra bambini adolescenti.
Lo studio
Gli autori hanno raccolto i dati di oltre 5 mila tra bambini e adolescenti statunitensi di età media di circa 16 anni presenti nel database del National Health and Nutrition Examination Survey. Il punteggio DII (potenziale infiammatorio dietetico) è stato calcolato per ciascun partecipante sulla base dell’intervista di richiamo dietetico di 24 ore.
ESITI – Dopo aver aggiustato per tutti i fattori di confondimento nell’analisi multivariata, è emerso che il punteggio del potenziale infiammatorio era significativamente associato ad un aumento delle probabilità di pressione alta, ma non a circonferenza della vita elevata, colesterolo alto, trigliceridi o glicemia a digiuno.
In generale, quindi, un punteggio più elevato di potenziale infiammatorio derivante dall’alimentazione non sembrava significativamente associato all’insorgenza di sindrome metabolica.
“Tra i bambini e gli adolescenti statunitensi, un DII elevato è associato a una pressione arteriosa elevata prevalente ma non a sindrome metabolica. La scoperta potrebbe contribuire al futuro processo decisionale nella promozione della salute dei bambini”, concludono gli autori.
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