Depressione adolescenti: il fumo passivo tra le cause
Nei paesi a basso e medio reddito, gli adolescenti non fumatori esposti a fumo passivo hanno maggiore probabilità di sviluppare sintomi depressivi: lo rivela uno studio.
Che il fumo passivo faccia male è cosa nota. Ai polmoni, al sistema cardiovascolare, agli occhi – soprattutto dei bambini, come rivelato da uno studio recente – e più in generale alle vie respiratorie. La novità è che sembra influire negativamente anche sull’umore. Infatti, uno studio francese ha individuato una correlazione tra fumo passivo e insorgenza di sintomi depressivi negli adolescenti che vivono in Paesi a medio e basso reddito.
Spesso gli studi accademici si concentrano soprattutto sugli adulti, ma – come fanno sapere gli autori – alcune ricerche hanno evidenziato che la depressione adolescenziale non soltanto è diffusa, ma comporta conseguenze importanti nella vita futura del ragazzo. Ripercussioni che si traducono soprattutto in alcolismo, sedentarietà e obesità, con tutti i rischi per la salute derivanti da queste scelte (soprattutto diabete e ipertensione).
Inoltre, dalle ricerche emerge una maggiore propensione dei ragazzi depressi di protrarre questa patologia anche in età adulta (circa il 75%), senza considerare gli altri contraccolpi che fanno riferimento alla sfera relazionale e lavorativa. Per tutte queste ragioni, gli autori dello studio hanno ritenuto la depressione adolescenziale un tema su cui provare ad intervenire individuando possibili fattori di rischio.
L’intenzione di ricercare un possibile legame tra sintomi depressivi negli adolescenti e fumo passivo è nata in seguito ad alcune considerazioni. In primis, gli esiti di studi precedenti condotti sugli adulti che avevano evidenziato il ruolo del fumo passivo nell’insorgenza di sintomi depressivi (con stress e nicotina tra le principali motivazioni).
In secondo luogo, la carenza della letteratura medico-scientifica per quanto riguarda i disturbi dell’umore tra i ragazzi. Gli studiosi hanno ritenuto fondamentale contestualizzare il campione da osservare per comprendere l’efficacia delle politiche di sensibilizzazione contro il fumo passivo in zone geografiche contraddistinte da un alto tasso di depressione adolescenziale.

Fumo passivo e depressione adolescenziale: lo studio
Gli esperti hanno raccolto – attingendo da un’indagine pubblica sulla salute degli studenti (GSHS) – i dati di 37.505 adolescenti non fumatori di età compresa tra 12 e 15 anni provenienti da varie parti del mondo. L’esposizione dei ragazzi al fumo passivo è stata misurata tramite questionario. Stessa cosa anche per l’individuazione di eventuali sintomi depressivi: i giovani partecipanti hanno dovuto rispondere ad alcune domande a risposta chiusa (si/no) sul loro stato d’animo.
Invece età, sesso, provenienza e insicurezza alimentare sono state le variabili di controllo. L’aspetto alimentare è stato monitorato per comprenderne l’incidenza sulle alterazioni dell’umore, quindi i ragazzi hanno risposto a domande sull’appetito e sulla disponibilità di cibo a casa.
L’ESITO – La percentuale di adolescenti che hanno manifestato sintomi depressivi passava dal 23% al 28,9% nei ragazzi esposti a fumo passivo. Non solo. Un’esposizione al fumo passivo in almeno 3 giorni nell’arco di una settimana è stata associata ad un aumento di 1,48 volte delle probabilità di sintomi depressivi. Rischio risultato maggiore di 1,68 volte quando l’esposizione era quotidiana.
Le motivazioni
Gli autori hanno avanzato cinque ipotesi:
- lo stress fisico indotto dall’esposizione al fumo (tosse, irritazione occhi);
- l’incidenza del fumo passivo su condizioni fisiche croniche (asma, ecc.);
- l’azione della nicotina su alcuni neurotrasmettitori responsabili dell’umore (acetilcolina, catecolamina e serotonina);
- l’azione infiammatoria e la produzione di citochine infiammatorie annesse al fumo passivo;
- la possibilità che gli adolescenti maggiormente esposti al fumo passivo, di norma, vivono in quartieri svantaggiati e, quindi, di conseguenza sono immersi in una condizione socio-economica più disagiata.
Punti di forza e limitazioni dello studio
Lo studio, pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, ha il grande merito di aver raccolto un ampio numero di dati e di aver considerato diversi contesti a livello mondiale arrivando ad evidenziare che questa correlazione tra fumo passivo e sintomi depressivi negli adolescenti sia più diffusa tra i giovani appartenenti ai Paesi meno ricchi.
La principale limitazione è rappresentata dall’incapacità di arrivare a stabilire una relazione di causa-effetto tra i due fattori (fumo e depressione adolescenziale) trattandosi di una ricerca osservazionale. Inoltre, la ricerca è stata circoscritta ad un breve lasso temporale e non ha tenuto in considerazione altre variabili che potenzialmente hanno un’influenza rilevante sull’umore dei ragazzi, soprattutto quelle che fanno strettamente riferimento al contesto familiare.
Aldilà di pregi e difetti, questa ricerca evidenzia ulteriormente l’importanza di sensibilizzare sugli effetti negativi del fumo passivo, a maggior ragione nelle zone geografiche più a rischio.
FONTE: AJPM – American Journal of Preventive Medicine

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