Frutti di mare, PUFA e rischio di aterosclerosi
Gli acidi grassi polinsaturi di origine marina sembrano più efficaci di quelli vegetali nel ridurre il rischio di aterosclerosi ed eventi ischemici: ecco gli esiti di uno studio danese.
I frutti di mare presentano un’elevata concentrazione di acidi grassi polinsaturi (PUFA), una famiglia di sostanze dai comprovati effetti positivi per l’organismo, in particolare per la salute delle membrane cellulari e per le dinamiche metaboliche.
Un ampio studio di coorte danese ha indagato sull’associazione tra il consumo di questi nutrienti provenienti da questi prodotti ittici ed il rischio di aterosclerosi e eventi ischemici maggiori acuti.
Lo studio
L’equipe di ricercatori dell’Università di Aalborg, in Danimarca, ha analizzato i dati di 53.909 uomini e donne arruolati tra il 1993 e il 1997 per un’indagine nazionale sulla popolazione danese con l’obiettivo di intercettare eventuali correlazioni tra abitudini alimentari, effetti sulla salute e rischio di sviluppare forme tumorali.
Le informazioni prese in analisi dagli autori erano raccolte nei registri nazionali danesi per lo sviluppo di malattia cardiovascolare aterosclerotica totale intesa come una prima registrazione di infarto del miocardio, malattia delle arterie periferiche e ictus ischemico dovuto all’aterosclerosi delle grandi arterie o all’occlusione dei piccoli vasi.
Al momento del reclutamento, l’assunzione dei principali acidi grassi polinsaturi contenuti nei frutti di mare (acido eicosapentaenoico, acido docosaesaenoico), acidi grassi polinsaturi di origine vegetale e acido alfa-linolenico è stata valutata utilizzando un questionario sulla frequenza alimentare.
ESITI – Durante i 13,5 anni di follow-up, 3958 partecipanti hanno sviluppato una malattia cardiovascolare aterosclerotica totale, inclusi i 3270 pazienti che hanno registrato un evento ischemico maggiore acuto.
Nelle analisi multivariate, compreso l’aggiustamento per i fattori di rischio stabiliti, gli autori non hanno trovato associazioni per l’assunzione di acido alfa-linolenico, ma hanno riscontrato indicazioni di associazioni inverse tra l’assunzione di acido eicosapentaenoico e acido docosaesaenoico (sia singolarmente che in combinazione) ed episodi cardiovascolari di matrice aterosclerotica.
In altre parole, chi assumeva maggiori quantità di acidi grassi polinsaturi di origine marina aveva un rischio significativamente inferiore di sviluppare malattia cardiovascolare aterosclerotica o eventi ischemici: beneficio non riscontrato per gli acidi grassi polinsaturi di origine vegetale.
Questo suggerisce una maggiore efficacia dei frutti di male rispetto alle fonti vegetali nel prevenire il rischio aterosclerotico, in attesa di ulteriori sviluppi.
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