Fegato grasso: tra le cause anche il fruttosio

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Fegato grasso: tra le cause anche il fruttosio

Uno studio ha evidenziato che consumare un quantitativo eccessivo di fruttosio può causare la steatosi epatica non alcolica, ecco perché.

La steatosi epatica non alcolica, comunemente conosciuta come sindrome del fegato grasso”, è una delle condizioni più ricorrenti di quest’epoca storica e le cause di questa repentina e crescente diffusione sono molteplici.

Ne soffre 1 americano su 3, ma in Italia la situazione non è meno preoccupante dal punto di vista statistico.

Come riporta una ricerca del 2018, coinvolge 1 italiano adulto su 4. Ed il numero potrebbe essere persino maggiore considerando che non si tratta di una patologia, ma di un disturbo asintomatico. Disturbo che, in alcuni casi, può evolversi in minacce piuttosto pericolose per la salute (fibrosi, cirrosi epatica ecc.), ragion per cui può risultare determinante – in chiave preventiva – tenere il proprio fegato sotto costante osservazione. 

Sicuramente non è un caso che si tratti di una problematica figlia dei nostri tempi considerando che le principali cause della steatosi epatica sono collegate ad uno stile di vita scorretto, a partire dall’alimentazione.

Colesterolo alto, trigliceridi alti, sovrappeso, obesità e malnutrizione sono i principali fattori di rischio.

Il “fegato grasso”, però, può essere anche la conseguenza di patologie gravi come epatite C e malattia di Wilson oppure un effetto collaterale derivante dall’assunzione di alcune categorie di farmaci.

Tuttavia, una ricerca pubblicata su Nature Metabolism ha evidenziato un’altra possibile causa alimentare alla base dell’insorgenza di NAFLD (acronimo di steatosi epatica non alcolica): il consumo eccessivo di fruttosio.

Fegato grasso e fruttosio: lo studio

Una sperimentazione condotta sui topi da un team di ricercatori dell’Università di San Diego ha messo in evidenza un rapporto di causa effetto tra consumo eccessivo di fruttosio e insorgenza di steatosi epatica non alcolica. Nello specifico, gli studiosi hanno osservato che il fruttosio assunto in quantità eccessiva influirebbe negativamente sul fegato perché causerebbe il deterioramento della barriera intestinale aumentando, di conseguenza, l’esposizione alle tossine batteriche.

Il fruttosio, infatti, viene dissolto nel tratto digerente da un enzima chiamato fruttochinasi, prodotto sia dal fegato che dall’intestino. I ricercatori hanno osservato che l’eccessivo metabolismo del fruttosio, nei topi, riduceva la produzione delle proteine che sorreggono la barriera intestinale. Gli studiosi hanno anche rilevato che questo fenomeno non avveniva quando i topi consumavano una moderata quantità di fruttosio. 

Ai microfoni di Science Daily, uno degli autori dello studio, Michael Karin, ha precisato che l’associazione tra fruttosio e fegato grasso era una cosa già nota: “la capacità del fruttosio, che è abbondante nei fichi secchi e nei datteri, di indurre il fegato grassoera nota agli antichi egizi che nutrivano anatre e oche con frutta secca per realizzare la loro versione del foie gras”.

Poi ha aggiunto: “con l’avvento della moderna biochimica e dell’analisi metabolica, è diventato ovvio che il fruttosio è due o tre volte più potente del glucosio nell’aumentare il grasso del fegato, una condizione che innesca la NAFLD. E l’aumento del consumo di bevande analcoliche contenenti HFC corrisponde alla crescita esplosiva dell’incidenza di NAFLD”. 

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FONTE: Nature Metabolism

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