Fagioli grandi del nord e benefici per il colesterolo
Questa variante di fagiolo particolarmente diffusa in Nord America ha manifestato interessanti proprietà per la gestione fisiologica del colesterolo in uno studio in vivo condotto su un campione di criceti: ecco gli esiti.
Com’è noto, i livelli di colesterolo sono influenzati dall’alimentazione. In particolare, i regimi alimentari caratterizzati da un elevato consumo di grassi saturi rappresentano un fattore di rischio cardiovascolare. Viceversa, correggere il proprio comportamento a tavola rappresenta la prima strategia da intraprendere per controllare i livelli di colesterolo: da questo punto di vista, secondo uno studio recente, i fagioli potrebbero essere dei preziosi alleati da integrare nella propria dieta.
In particolare, i fagioli grandi del nord – una variante di questo legume particolarmente diffusa in Nord America – hanno manifestato interessanti proprietà ipocolesterolemizzanti in uno studio condotto in vivo su un campione di ratti.
Lo studio
La ricerca, i cui esiti sono stati pubblicati dal The Journal of Nutrition, ha evidenziato gli effetti dei grandi fagioli del nord interi e del loro guscio sui marcatori del colesterolo e sui geni epatici/intestinali coinvolti nella regolazione del colesterolo.
Ciascuno dei quattro gruppi di 11 criceti siriani maschi di 9 settimane è stato nutrito con regimi alimentari grassi, con la sola differenza dell’integrazione o meno dei fagioli grandi del nord. I marcatori del colesterolo e l’espressione dei geni coinvolti nel metabolismo e nell’assorbimento del colesterolo sono stati analizzati attraverso campioni di plasma, fegato, intestinali e fecali.
ESITI – Il gruppo di criceti nutrito con una dieta grassa integrata con i fagioli grandi del nord aveva rispettivamente il 62% e l’85% di colesterolo plasmatico ed epatico inferiore rispetto agli altri gruppi.
Inoltre, il consumo dei fagioli è risultato associato ad un’escrezione fecale di sterolo neutro e di acido biliare 3,6 volte e 1,4 volte maggiore. Questo gruppo, inoltre, presentava trigliceridi plasmatici inferiori del 54% e colesterolo esterificato epatico inferiore del 53% rispetto al gruppo di controllo, oltre ad altri benefici inerenti ad espressioni enzimatiche.
Meccanismi verosimilmente riconducibili alla soppressione del gene NPC1L1 e dell’enzima ACAT2 (acetil-CoA acetiltransferasi): due elementi che svolgono un ruolo fondamentale nell’accumulo del colesterolo in eccesso. E dei rischi per la salute che ne conseguono.
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