Essere ottimisti allunga la vita

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sorriso donna palloncino smile

Essere ottimisti allunga la vita

È l’esito di una ricerca pubblicato su JAMA Network Open.

Essere ottimisti riduce il rischio di morte prematura: questo è l’esito della ricerca pubblicata sulla rivista scientifica JAMA Network Open. Il prof. Alan Rozanski, cardiologo del Mount Sinai St. Luke’s Hospital di New York, ha condotto una meta analisi di 15 studi sulla relazione tra ottimismo e longevità

Gli esiti degli studi presi in considerazione sembrano suggerire un’associazione tra atteggiamento positivo alla vita e un minor rischio di episodi cardiovascolari come infarti e ictus

Nell'immagine, un disegno con una mano che mettere una "v" sullo smile che sorride, scegliendolo al posto dello smile triste e lo smile che non sorride.

Ottimismo e longevità: la ricerca

I 15 studi presi in considerazione hanno coinvolto complessivamente poco meno di 230 mila partecipanti, il periodo di follow-up è stato di circa 14 anni. Gli studiosi sono partiti da alcune evidenze scientifiche che hanno dimostrato la correlazione tra emozioni negative, fattori sociali avversi, stress cronico ed episodi cardiaci negativi. Essendo la mentalità un fattore potenzialmente modificabile, secondo i ricercatori questo approccio aprirebbe a nuovi orizzonti di intervento clinico.

L’ESITO – L’ottimismo ha degli effetti tangibili sulle aspettative di vita:

  • riduce dell’11% il rischio di morte prematura;
  • riduce del 35% il rischio di infarto e ictus.

Viceversa, il pessimismo è un fattore di rischio cardiovascolare al pari di altre variabili più consolidate nella letteratura medica.

Tre questioni da affrontare

Come suggerito dallo stesso Rozanski, lo studio necessita di approfondimenti per risolvere tre questioni chiave:

  1. Chiarire i processi centrali dell’ottimismo alla base dei benefici medici, quindi porre l’attenzione sui processi fisiologici scaturiti dall’approccio ottimista;
  2. La necessità di adottare una misurazione univoca del livello di ottimismo e di pessimismo considerando, invece, l’eterogeneità degli strumenti di valutazione clinica della depressione utilizzati tra i vari studi presi in analisi;
  3. Comprendere se l’ottimismo indotto tramite terapia comportamentale o attraverso pratiche di prevenzione della depressione possa stimolare gli stessi benefici cardiaci riscontrati nell’ottimismo naturale.

In generale essere ottimisti fa bene al cuore, ma gli studi sull’argomento dovranno porre l’attenzione sui meccanismi biologici e comportamentali di questa associazione.

FONTE: JAMA Network Open

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