Avena ed effetti sul rischio cardiovascolare
È vero che l’avena esercita un’azione preventiva rispetto al rischio di episodi cardiovascolari? Prova a rispondere uno studio.
Le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause di mortalità globale tra gli adulti e le modifiche allo stile di vita sono emerse come una grande opportunità per ridurre il loro carico di salute. In particolare, i cambiamenti di possono avere un impatto positivo sulla prevenzione e sulla gestione di questi episodi: tra gli interventi dietetici attualmente implementati, gli esperti suggeriscono l’integrazione di avena.
Per valutare il possibile ruolo dell’avena, un team di studiosi – provenienti da diversi centri di ricerca della Serbia – ha condotto una revisione su alcuni paper scientifici pubblicati sull’argomento.
Avena e rischio cardiovascolare: lo studio
Gli autori hanno preso in considerazione 59 studi clinici randomizzati che hanno valutato l’effetto dell’avena, degli estratti ricchi di beta-glucano ricavati dall’avena o degli avenantramidi sui marcatori di rischio cardiovascolare. Ricerche che hanno coinvolto una totalità di quasi 5000 soggetti prevalentemente ipercolesterolemici, obesi e/o con lievi disturbi metabolici.
ESITI – Le persone che consumavano avena hanno riscontrato diversi benefici per la propria salute cardiovascolare rispetto agli altri, tra cui:
- minor livello di colesterolo totale;
- minor livello di colesterolo LDL;
- minore indice di massa corporea;
- minore peso e circonferenza della vita;
Inoltre, l’integrazione alimentare di avena comportava altri vantaggi sui livelli di emoglobina glicata, pressione sanguigna diastolica, colesterolo HDL e apolipoproteina B.
“L’avena può esercitare benefici per la salute attraverso sostanze fitochimiche bioattive con potenti effetti antiossidanti e antinfiammatori, come fitosteroli, tocoli, flavonoidi, avenantramidi e fibre solubili come i beta-glucani”, osservano gli autori.
Gli effetti ipocolesterolemizzanti, precisano gli studiosi, possono essere spiegati in parte dalla capacità delle fibre solubili di modulare l’assorbimento del colesterolo e degli acidi biliari. Ma anche attraverso altri meccanismi biologici in grado di ridurre il rilascio di insulina che, a sua volta, impatta positivamente sui livelli di colesterolo.
Invece, i benefici glicemici dipendono soprattutto – sempre a detta degli autori – direttamente dall’integrità strutturale del chicco d’avena, dalla dose di glucano e dal peso molecolare.
“Gli interventi dietetici a base di avena hanno indotto una riduzione dei lipidi nel sangue e hanno apportato miglioramenti nei parametri antropometrici tra i partecipanti con disturbi metabolici prevalentemente lievi, indipendentemente dal background alimentare o dal controllo. Sono necessari ulteriori studi di alta qualità – concludono gli scienziati – per stabilire meglio il loro ruolo rispetto a pressione sanguigna, omeostasi del glucosio e marcatori di infiammazione”.
FONTE: European Journal of Nutrition

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