Attività fisica e benefici tra i più giovani
Qual è la reale influenza dell’esercizio fisico regolare sui più giovani? Un team di studiosi tedeschi ha provato a rispondere adottando la metodologia della metabolomica non mirata: ecco gli esiti.
Che l’attività fisica regolare faccia bene alla salute è cosa nota; meno conosciuti, invece, sono i meccanismi molecolari sottostanti attraverso i quali l’esercizio fisico riuscirebbe ad influenzare positivamente la salute. Con l’obiettivo di fare chiarezza sulle reali conseguenze di uno stile di vita attivo, un team di studiosi ha adottato un approccio basato sulla cosiddetta metabolomica non mirata, ovvero una metodologia che permette di mappare cambiamenti molecolari riconducibili ad una variante.
Nello specifico, gli autori della ricerca – un’equipe proveniente dall’Università di Bonn, in Germania – hanno provato a misurare i benefici reali, concreti, derivanti dall’attività fisica regolare in uno studio condotto su adolescenti e giovani adulti, valutando l’associazione dell’attività fisica abituale con il metaboloma plasmatico e urinario.
Lo studio
Gli autori hanno raccolto dati sul plasma di 365 partecipanti di età media di 18,4 anni e sui campioni di urina delle seguenti 24 ore di 215 partecipanti. L’attività fisica abituale è stata valutata utilizzando un questionario convalidato mentre le concentrazioni di metaboliti plasmatici e urinari sono stati determinati attraverso metodi di cromatografia liquida ad altissime prestazioni.
Sono stati quindi applicati modelli di regressione lineare multivariata per valutare le associazioni tra attività fisica auto-riportata con singoli metaboliti e modelli di metaboliti, aggiustati i potenziali fattori che potessero restituire risultati alterati.
ESITI – Dai risultati è stato confermato l’effetto benefico dell’attività fisica regolare per la salute in generale, ma soprattutto è emerso che l’esercizio sia in grado di influenzare potenzialmente il metabolismo dei lipidi articolari, degli amminoacidi e degli xenobiotici.
“Nel complesso, i nostri risultati esplorativi sono piuttosto intriganti e giustificano ulteriori indagini in coorti indipendenti. Le perturbazioni del metaboloma plasmatico nei maschi sono nei percorsi molecolari di alcuni stati di salute e fenotipi”, scrivono gli autori.
Gli acidi grassi non esterificati, le acilcarnitine e i fosfolipidi, infatti, sono ritenuti biomarcatori suggeriti per l’obesità, così come i metaboliti BCAA circolanti sono ampiamente riconosciuti come marcatori della composizione corporea e dell’obesità e proposti come potenziali biomarcatori della salute cardiometabolica e del diabete.
“Date le associazioni tra attività fisica e sindrome metabolica, ulteriori indagini possono fornire informazioni su alcune delle vie metaboliche attraverso le quali l’attività fisica abituale può influenzare la salute metabolica”, concludono gli autori.
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