Ansia e depressione: la sindrome ansioso depressiva
Ognuno di questi disturbi compromette l’umore e la vita sociale di chi ne soffre.
Ansia, depressione, sindrome ansioso depressiva e i molteplici disturbi dell’umore si configurano tra i principali malesseri del nuovo millennio. Non è un caso che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) abbia definito la depressione come “il male del secolo”. Ed è altrettanto significativo l’incremento, soprattutto negli ultimi anni, del numero di persone affette da ansia patologica.
Alla base di questa tendenza ci sono motivazioni di varia natura, tra cui il ritmo frenetico tipico della vita metropolitana, le aspirazioni individuali e le pressioni sociali che ne derivano, il senso di inettitudine di fronte ai cambiamenti repentini e altri meccanismi coercitivi tipici della “società liquida” che, spesso, sfuggono al controllo della razionalità e sviliscono le individualità.
Ansia e depressione, di norma, sono considerate patologie differenti, ognuna con i suoi sintomi, le sue sfumature e i suoi approcci terapeutici. Esiste, però, una forma ibrida. Le persone che manifestano contemporaneamente sintomi ansiosi e sintomi depressivi potrebbero avere un disturbo ansioso-depressivo.
Prima di parlare della sindrome ansioso depressiva è necessario definire singolarmente ansia e depressione. In questo articolo verranno toccati i seguenti punti:
- Che cos’è l’ansia?
- Differenza tra ansia normale e ansia patologica
- Ansia: sintomi e forme
- Trattamento terapeutico delle sindromi ansiose
- Che cos’è la depressione?
- I sintomi della depressione
- Le forme depressive
- Gli antidepressivi
- Sindrome ansioso depressiva: definizione e caratteristiche
- I sintomi del disturbo ansioso-depressivo
- Modalità di trattamento del disturbo ansioso-depressivo
- Bibliografia
Che cos’è l’ansia?
L’ansia è uno stato di allerta di fronte alla percezione di un pericolo. È un meccanismo di autodifesa, di preservazione della propria incolumità o del proprio gruppo di appartenenza. In generale, l’ansia è una reazione emotiva che prepara il corpo all’azione. Di fronte ad una previsione di pericolo, infatti, l’organismo attiva alcuni meccanismi biologici che potenziano la risposta muscolare.
Per questo motivo, l’ansia non deve essere connotata necessariamente in senso negativo. Quando è commisurata ad una valutazione oggettiva della realtà, ed è gestita in maniera adeguata, può diventare un supporto costruttivo verso la realizzazione di un obiettivo. Quando, invece, risulta un ostacolo alla vita sociale e al benessere emotivo e psicologico dell’individuo limitandone la possibilità di instaurare relazioni soddisfacenti, di partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente e di adattarsi ai cambiamenti, gli episodi ansiosi necessitano di un sostegno terapeutico.
Sono due i principali meccanismi psicologici alla base dell’ansia:
- l’ansia di fronte ad una situazione di pericolo oggettivo nel mondo esterno;
- l’ansia che nasce da una valutazione soggettiva, interiore, di un presunto pericolo.
Etimologia
Il termine ansia deriva dall’associazione di due parole di origine latina: anxietas e angustia. Entrambe le espressioni fanno riferimento ad una riduzione degli spazi, ad una sensazione fisica ed emotiva di chiusura di fronte ad un fattore interiore oppure esteriore che fa scattare un campanello di allarme.
Ansia e paura
Sono emozioni collegate, non è facile distinguerle. La paura si potrebbe definire come la risposta emotiva davanti a un pericolo. L’ansia, invece, come una sensazione di disagio e tensione che si innesca durante la previsione di quel pericolo.
Differenza tra ansia normale e ansia patologica
Il confine tra normalità e patologia è difficile da individuare. Considerando l’impossibilità di misurare l’esperienza intrapsichica soggettiva del paziente attraverso dei parametri oggettivi, seppur questo fattore individuale rappresenti un elemento chiave del fenomeno ansioso, la pratica medica si affida a criteri statistici. Ad ogni modo, la psicometria fornisce gli strumenti adatti per misurare clinicamente il livello di ansia.
I criteri principali di misurazione clinica dell’ansia riguardano:
- il tempo: gli episodi di ansia patologica si caratterizzano per la lunga durata, l’alta frequenza e l’elevata intensità dei sintomi, a differenza dell’ansia normale;
- lo stimolo scatenante: l’ansia patologica appare come una reazione spropositata dinanzi alle situazioni oggettive che la scaturiscono;
- il grado di compromissione del funzionamento globale: fa riferimento a quanto l’ansia incida sul comportamento dei pazienti al di fuori degli episodi ansiosi e alla loro capacità di recupero.
Ansia: sintomi e forme
L’ansia non è un fenomeno unitario. Può assumere manifestazioni differenti e comprende sintomi somatici e sintomi psicologici strettamente connessi tra di loro.
I sintomi somatici
I segni somatici sono riconducibili all’iperattività del sistema nervoso simpatico e all’ipertensione della muscolatura scheletrica dovute agli episodi ansiosi:
- Sistema cardiovascolare: tachicardia, palpitazioni, senso di peso, costrizione o dolore precordiale;
- Sistema urogenitale: perdita dell’erezione e della libido, pollachiuria con urgenza alla minzione;
- Sistema gastroenterico: diarrea, aerofagia, disfagia o odinofagia, secchezza delle fauci;
- Sistema respiratorio: costrizione toracica, dispnea;
- Sistema nervoso centrale: vertigini, offuscamento della vista, ronzii, tremore.
I sintomi psicologici
L’attesa apprensiva si somma a:
- irritabilità;
- difficoltà di concentrazione;
- ipersensibilità al rumore;
- senso di agitazione psicomotoria.
Di norma, la persona ansiosa presenta un’espressione facciale contratta, tremore generalizzato e incapacità a star fermi.
Le manifestazioni di ansia
L’ansia può presentarsi in varie forme:
- disturbo d’ansia generalizzato;
- disturbo post-traumatico da stress;
- attacchi di panico;
- disturbo ossessivo-compulsivo;
- fobia specifica;
- fobia sociale.
Una persona può manifestare contemporaneamente più forme di ansia, per questo motivo è difficile separare le une dalle altre. Ansia generalizzata e disturbo post-traumatico da stress, a differenza delle altre manifestazioni, non sono degli episodi ansiosi, ma stati persistenti di tensione che possono durare mesi.
Le fobie
L’ansia diventa fobia soltanto in presenza di determinati stimoli: situazioni, animali, persone oppure oggetti. Le persone con fobie si sforzano di evitare in ogni modo le circostanze più temute, sistematicamente o inconsapevolmente. Le fobie si suddividono in specifiche e complesse:
- specifiche: in assenza della fonte di ansia, influiscono soltanto marginalmente sul comportamento di chi ne soffre (es. fobia di animali come cani, gatti, serpenti ecc.);
- complesse: se non vengono trattate clinicamente possono risultare invalidanti come, ad esempio, le fobie sociali, ovvero l’ansia dovuta alla prospettiva di compiere azioni in pubblico e di essere giudicati (mangiare, parlare in pubblico ecc.), e l’agorafobia, ovvero la fobia dei posti affollati nei quali sarebbe difficile ottenere soccorso in caso di malore.
Trattamento terapeutico delle sindrome ansiose
Prima di intraprendere qualsiasi iniziativa terapeutica è necessario rivolgersi a professionisti che, in base alla situazione clinica, potranno indirizzare il paziente verso il giusto percorso di guarigione. In generale, sono due le strade:
- la terapia psicologica;
- gli psicofarmaci.
Terapia psicologica
La psicoterapia è una modalità d’intervento in cui attraverso le parole, strategicamente orientate e ponderate, il terapeuta individua le cause e cura i disturbi dell’umore, i disturbi d’ansia e i disturbi di personalità.
Psicofarmaci utilizzati nelle sindrome ansiose
Le benzodiazepine aumentano l’azione calmante di una sostanza naturale presente nel cervello chiamata acido gamma-ammino-butirrico. Trattandosi di sostanze chimiche ad alta azione anti-ansia, è richiesta la prescrizione medica.
Che cos’è la depressione?
La definizione farmacologica vede la depressione come un insieme di sintomi derivanti da un’alterazione dei livelli di serotonina, nota anche come “la molecola della felicità”. Tuttavia un approccio simile appare riduttivo rispetto ad una patologia che coinvolge l’intero sistema nervoso e che compromette la vita sociale di chi ne soffre. La depressione, infatti, si manifesta a causa dell’impossibilità dell’individuo di soddisfare alcune pulsioni.
Le cause possono essere molteplici:
- problemi emotivi: tristezza, angoscia, collera;
- problemi cognitivi: pensieri negativi e ragionamenti sbagliati;
- problemi comportamentali: reazioni non adeguate;
- problemi situazionali: solitudine, divorzio, disoccupazione.
La depressione è riscontrabile in seguito ad una visita psicologica oppure mediante appositi test e sintomi clinici. I comportamenti, le emozioni e i desideri, infatti, si traducono in variazioni del consumo di energia da parte dei neuroni e, nel caso della depressione, una risonanza magnetica funzionale può evidenziare una desincronizzazione delle reti dei neuroni cognitivi e affettivi che regolano le emozioni.
I sintomi della depressione
Secondo l’approccio classico, i criteri diagnostici si dividono in specifici e non specifici.
I criteri specifici sono:
- Umore basso;
- Perdita d’interesse o di piacere nelle normali attività;
- Senso di avvilimento o di colpa eccessivo non giustificato;
- Idee suicide ricorrenti.
I criteri non specifici sono:
- Disturbi dell’appetito (aumento o perdita di peso);
- Agitazione o rallentamento psicomotorio;
- Disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia);
- Difficoltà di concentrazione;
- Affaticamento o perdita di energia.
La differenza tra depressione e tristezza
La tristezza è un abbassamento del tono dell’umore di fronte a situazioni spiacevoli. È una reazione normale, ha una durata limitata e non produce sensibili cambiamenti della propria quotidianità. Al contrario, la depressione richiede un intervento terapeutico poiché compromette la vita sociale, affettiva e lavorativa dell’individuo.
Le forme depressive
La depressione si manifesta con molteplici sfumature e variazioni. Le principali forme di depressione riconosciute in ambito medico sono: la depressione endogena, la depressione reattiva, la depressione bipolare e la depressione mascherata. Inoltre, esistono altre forme depressive che prendono in considerazione alcuni fattori tra cui frequenza, intensità e durata dei sintomi.
Depressione endogena (o depressione maggiore)
È la forma depressiva nota anche come “depressione clinica” e può essere provocata da disfunzioni biochimiche nei neurotrasmettitori, per questo motivo è anche ritenuta la forma più grave di depressione. I sintomi sono molto intensi e persistenti così come porta a significative alterazioni del comportamento e delle reazioni fisiologiche tra cui calo dell’umore, disturbi dell’appetito, apatia, difficoltà di concentrazione, bassa autostima, calo della libido.
Depressione reattiva
È la forma depressiva più ricorrente. È causata da traumi esterni come un lutto, una perdita o un disturbo fisico. A differenza della tristezza, il calo dell’umore si manifesta con intensità e durata sproporzionate rispetto ad una normale reazione dinanzi ad un evento doloroso. La caratteristica principale della depressione reattiva è un forte senso di tristezza vissuto a livello cosciente e con un’intensa partecipazione emotiva. I tempi di guarigione sono variabili in base alla personalità del paziente e all’oggettiva entità del trauma. Talvolta la patologia può anche cronicizzarsi. Il trattamento terapeutico non contempla necessariamente il ricorso ai medicinali.
Depressione bipolare
È caratterizzata da una forte alternanza di umore. Si passa dall’euforia alla profonda tristezza senza soluzione di continuità e senza motivi apparenti. La fase di esaltazione è contraddistinta da momenti di irrequietezza, loquacità e manie di grandezza. Al contrario, durante la fase di umore nero emerge malessere, angoscia, mancanza di piacere ed isolamento sociale. Nella forma bipolare, l’episodio depressivo viene definito anche disforia per indicare la presenza di sintomi contrassegnati da agitazione e irritabilità.
Depressione mascherata
Insonnia, nausea, dolori muscolari, disturbi respiratori, cardiaci e altri disturbi: la depressione mascherata si manifesta attraverso sintomi fisici non legati a problemi fisiologici, ma ad un malessere interiore. Non presenta i segnali psicologici ed emotivi delle altre forme depressive.
Altre suddivisioni
La pratica medica prende in considerazione altri parametri di classificazione:
- la frequenza: l’episodio depressivo si presenta una sola volta, il disturbo depressivo si ripete a più riprese;
- l’intensità dei sintomi: la depressione maggiore incide sulla sfera lavorativa e sociale, l’impatto della depressione minore si limita alla sfera personale;
- la durata: si parla di distimia quando il periodo depressivo si prolunga per almeno due anni senza raggiungere la gravità delle forme più evidenti di depressione;
Altre forme e variabili depressive:
- la stagionalità: la Sindrome Affettiva Stagionale manifesta i sintomi depressivi soltanto in certi periodi dell’anno (tendenzialmente in autunno e in primavera, si risolve spesso in estate);
- il senso di inferiorità: quando la percezione di sé stessi non rispetta le proprie aspettative, talvolta esagerate e praticamente inaccessibili (ricorrente durante l’adolescenza);
- la depressione post partum: colpisce le donne poco dopo la fine della gravidanza, presenta diverse gradazioni ed è caratterizzata da sintomi come insonnia, crisi di pianto, irritabilità, disinteresse generale e spossatezza;
- l’amore finito: la fine di una relazione viene spesso considerata come un lutto che richiede tempi di elaborazione.
Donne e depressione
La depressione colpisce le donne in misura doppia rispetto agli uomini. Le motivazioni sono di vario genere e vanno dall’ambito culturale all’ambito sociale, ma il fattore determinante di questo trend è l’aspetto biologico. L’organismo femminile viene sottoposto a tempeste ormonali che possono favorire le crisi depressive tra cui la gravidanza, i cicli mestruali e la menopausa.
Depressione e menopausa
La menopausa è una fase della vita in cui le donne devono affrontare variazioni ormonali e stravolgimenti esistenziali come, ad esempio, la perdita della fertilità. A causa di questi importanti cambiamenti, è inevitabile che possa emergere una maggiore vulnerabilità emotiva e psicologica.
Gli antidepressivi
Così come per i disturbi legati all’ansia, anche la depressione può essere curata attraverso la psicoterapia. In altri casi risulta necessaria la somministrazione di farmaci, nello specifico di farmaci antidepressivi. Trattandosi di psicofarmaci che presentano effetti collaterali rilevanti, è necessaria una visita specialistica e la prescrizione medica.
Agiscono su alcuni neurotrasmettitori e, nello specifico, su serotonina, dopamina e noradrenalina, ma non solo.
Sindrome ansioso depressiva: definizione e caratteristiche
Ansia e depressione possono coesistere. Quando si manifestano contemporaneamente i sintomi ansiosi e i sintomi depressivi si parla di disturbo ansioso-depressivo. Una persona può essere triste, apatica, pessimista e disinteressata ma allo stesso tempo può avere tensione, irrequietezza, paura di ammalarsi e presentare i classici sintomi fisiologici dell’ansia. Qualcuno definisce il disturbo ansioso-depressivo anche con il nome di depressione ansiosa.
Uno studio condotto nei Paesi Bassi ha dimostrato che nel 67% dei casi, la depressione è accompagnata da disturbi d’ansia e, con percentuali simili, accade anche il contrario. Tuttavia, la diagnosi di uno spettro ansioso-depressivo richiede molta prudenza e competenza da parte dello specialista in quanto l’associazione tra ansia e depressione è spesso ambigua e complessa. Infatti, gli episodi ansiosi e depressivi possono presentarsi in diverse forme, con una frequenza e un’intensità variabile, possono collegarsi ad un disagio soggettivo oppure possono essere immaginarie.
In questi casi risulta fondamentale una profonda valutazione psicologica del paziente e della sua personalità, un approccio approssimativo potrebbe esporre il soggetto ad un peggioramento oppure ad una cronicizzazione del disturbo psichico.
L’associazione tra ansia e depressione
Ci sono varie teorie sull’associazione tra ansia e depressione. Alcuni ricercatori hanno dimostrato che i sintomi depressivi sono una conseguenza di quelli ansiosi. Più che associazione, quindi, si tratterebbe di una sequenza. In quest’ottica, la depressione sarebbe lo stadio successivo dell’ansia. Questo approccio si basa anche su una prospettiva statistica: difficilmente avviene che un episodio depressivo preceda un disturbo d’ansia.
Il fenomeno clinico è sfuggente ed esistono molteplici filoni di pensiero. Uno di questi considera i due disturbi indipendenti e coesistenti. Un altro sostiene che i sintomi ansiosi abbiano breve durata e che regrediscano fino a lasciare il posto ai sintomi depressivi oppure che un episodio di Depressione Maggiore, nella fase finale, possa residuare dei sintomi ansiosi.
Il depresso può essere agitato?
Nella maggior parte dei casi è un soggetto passivo, dalla mobilità ridotta e che trascorre tutta la giornata in casa. Se questi comportamenti vengono sottovalutati o ignorati possono aggravare la patologia fino ad uno stato di completa inespressività e immobilità. Ci sono, però, altre manifestazioni depressive tra cui irrequietezza, irritabilità e agitazione fino ai casi più estremi in cui il paziente diventa ostile e aggressivo.
La differenza tra disturbo ansioso-depressivo e stato borderline
Ansia e depressione sono espressioni di una patologia. La condizione borderline, invece, fa riferimento alla personalità dell’individuo e può, a sua volta, produrre un’eterogenea varietà di sintomi.
I sintomi del disturbo ansioso-depressivo
La sindrome ansioso depressiva si caratterizza per una combinazione di sintomi ansiosi e depressivi che non soddisfano i criteri per una diagnosi di disturbo d’ansia o disturbo depressivo. Si parla di disturbo ansioso-depressivo quando emerge umore disforico persistente o ricorrente e si manifestano almeno quattro dei seguenti sintomi:
- difficoltà di concentrazione;
- alterazioni del sonno;
- affaticamento o mancanza di energia;
- irritabilità;
- preoccupazione;
- facilità di pianto;
- ipervigilanza;
- previsioni negative;
- disperazione;
- bassa autostima o sentimenti di disprezzo di sé.
I sintomi diventano clinicamente rilevanti nel momento in cui compromettono la sfera sociale dell’individuo e non possono essere attribuiti ad altri fattori come l’assunzione di sostanze o condizioni mediche.
Modalità di trattamento del disturbo ansioso-depressivo
Anche in questo caso sono previste due modalità: il trattamento farmacologico e il trattamento psicologico.
Trattamento farmacologico
Prevede l’assunzione di antidepressivi, ansiolitici oppure entrambi. Allo scanner cerebrale è difficile distinguere i pazienti che soffrono di disturbi d’ansia da quelli che soffrono di depressione. In entrambi i casi, infatti, si presentano alcuni tratti comuni:
- iperfunzionamento dell’amigdala e della corteccia prefrontale mediana;
- ippocampo rimpicciolito;
- ipofunzionamento della serotonina.
Per questo motivo i due quadri patologici vengono tratti con lo stesso gruppo di farmaci rappresentato perlopiù dalle benzodiazepine.
Trattamento psicologico
Talvolta potrebbe essere sufficiente la psicoterapia cognitivo-comportamentale attraverso cui il terapeuta, mediante le parole, lavora sui pensieri, sulle emozioni e sullo stato d’animo dei pazienti.
Disturbo ansioso-depressivo in stato lieve: Giano
Per le lievi alterazioni dell’umore, ti suggeriamo di dare uno sguardo a Giano, una soluzione completamente naturale per superare un periodo particolarmente stressante o per risollevare l’umore. Giano è un integratore alimentare naturale a base di Zafferano, Melissa e semi di Griffonia. Disponibile anche in farmacia.

Bibliografia
- Depressione e ansia nelle diverse fasi della vita, Salvatore Di Salvo, Edizioni Libreria Cortina Torino, 2014.
- Disturbi d’ansia in medicina interna, R. Manfredini – M. Gallerani – S. Caracciolo – F. Portaluppi, Masson, 1998.
- La Terapia Integrata dei Disturbi d’Ansia, Ferdinando Galassi, Franco Angeli, 2009.
- Ansia – Medico in famiglia, Script edizioni, 2012.
- Stare meglio quando vedi tutto nero: Gli antidepressivi non sono l’unico rimedio per ritrovare la voglia di vivere, Alain Meunier e Boris Guimpel, Vallardi Editore, 2014
- La depressione: conoscerla per non averne paura, Domenico Mazzullo, Edizioni Mediterranee, 2004.
- Come uscire dalla depressione. I consigli pratici per vincerla senza psicofarmaci, Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Riza, 2015
- L’approccio integrato ai disturbi mentali: Linee guida e pratica clinica, Ferdinando Pellegrino, Springer, 2011.
- Psicopatologie emergenti, Ferdinando Pellegrino, Mediserve Editoria & Formazione, 2007.
- Come guarire la depressione. L’ansia, le fobie e le ossessioni, Sergio Favaretti, Paola Di Renzo, Edoardo Favaretti, Armando Editore, 2005.
- La depressione nel bambino e nell’adolescente, Giovanni Lanzi, Armando Editore, 1994.
- Scuola di follia, V. Lodolo D’Oria, Armando Editore, 2005.
- Disturbo dell’umore: dalla diagnosi DSM-5 al trattamento, Edoardo Giusti, Marco Pacifico, Giada Fiume, Sovera Edizioni, 2015.
- La vita segreta dell’anima, Sabine Wery von Limont, Mondadori, 2018.
- Gli approcci cognitivi alla depressione, Antonella Rainone, Franco Angeli, 2007.
- Come guarire la depressione. L’ansia, le fobie e le ossessioni, Sergio Favaretti, Paola Di Renzo, Edoardo Favaretti, Armando Editore, 2005.
- La Terapia Integrata dei Disturbi d’Ansia, Ferdinando Galassi, Franco Angeli, 2009.

Comments (3)
Mi chiamo Mimmo Monterosso ho 49 anni e vivo in provincia di Reggio Calabria.
Il mio problema è che dal lontano 1991 soffro di neurosi ansioso depressiva panico e agorafobia.
Non mi gestisco, non mi allontano da solo ho bisogno di essere accompagnato, non prendo mezzi pubblici : bus,
treno, nave, metro, ecc.
Solo auto guidata da me, con accompagnatore famigliare o mio padre o mio fratello.
Per questo motivo mi rivolgo a voi alla vostra professionalità e in attesa di un vostro riscontro vi invio tanti saluti.
Salve Mimmo, la ringraziamo per aver condiviso con noi la sua esperienza, quello che possiamo consigliarle è di rivolgersi ad uno specialista che possa aiutarla a vivere con maggiore serenità. Saluti.
Ho la sindrome ansiosa depressiva cronica….sono seguita da uno psichiatra.