Alzheimer e ruolo dell’alimentazione
L’Alzheimer è una malattia che coinvolge le funzioni cognitive dalle cause ancora sconosciute e che non conosce cura. In una strategia di prevenzione, l’alimentazione può aiutare a proteggere il cervello?
Invecchiare comporta un declino fisiologico che ha diverse ripercussioni sulla salute, in particolare sul benessere del cervello: non a caso, si configura come un importante fattore di rischio per lo sviluppo di malattie neurodegenerative, tra cui il morbo di Alzheimer. Nonostante i grandi sforzi della comunità scientifica, la causa principale dell’Alzheimer rimane tutt’oggi sconosciuta.
Oltre all’età che avanza, altri fattori di rischio fanno riferimento soprattutto a motivazioni genetiche. Si tratta di una malattia a lenta progressione: alcune stime recenti riportano che inizia a verificarsi fino a 15-20 anni prima dell’insorgenza dei sintomi clinici.
Poiché l’invecchiamento è il principale fattore di rischio per le malattie neurodegenerative, e all’invecchiamento (purtroppo) non esiste cura, una possibile strategia terapeutica potrebbe essere quella di studiare gli agenti che rallentano o ritardano i processi di invecchiamento, valutandone l’impatto sulla progressione dell’Alzheimer e delle demenze correlate.
Ecco perché due ricercatori dell’Università del North Dakota, negli Stati Uniti, hanno raccolto gli esiti di alcuni studi sul possibile ruolo dell’alimentazione in questa ampia strategia di prevenzione dal declino cognitivo.
Cosa mangiare per proteggere il cervello?
L’alimentazione può influire su amiloidogenesi, stress ossidativo e infiammazione: tre fattori che favoriscono il declino cognitivo. Gli autori della revisione hanno osservato come diversi studi abbiano evidenziato una diretta correlazione tra elevati livelli di colesterolo e maggiore possibilità di sviluppo di Alzheimer.
“Gli studi sugli acidi grassi hanno prodotto risultati contraddittori, ma generalmente i grassi saturi, i grassi trans e gli acidi grassi omega-6 non offrono alcun beneficio o possono essere dannosi nel contesto dell’Alzheimer, mentre gli acidi grassi omega-3 hanno dimostrato alcuni potenziali benefici”, osservano gli autori.
Una dieta ricca di carboidrati, invece, sarebbe associata ad una più forte progressione della malattia, precisano ancora gli studiosi, in quanto influirebbe negativamente sui meccanismi di produzione dell’insulina. E, di conseguenza, a dinamiche infiammatorie più accentuate, esponendo la salute cerebrale ad un maggiore rischio.
Per quanto riguarda l’assunzione di proteine, gli esiti sembrano essere contrastanti. Alcune ricerche hanno evidenziato qualche beneficio, soprattutto riconducibile alle proteine vegetali. Altri studi, invece, non hanno mostrato risultati significativi.
Le migliori risposte le ha fornite la dieta mediterranea, come sottolineano gli autori: “Ricerche recenti stanno scoprendo che la dieta mediterranea può anche offrire benefici cognitivi e/o neurologici”. Regime alimentare che consiste in un’elevata assunzione di frutta, verdura, pesce, noci, grassi monoinsaturi, cereali integrali e legumi ed in un consumo limitato di carne rossa, grassi saturi, latticini e cereali raffinati.
“Il meccanismo attraverso il quale la dieta mediterranea può essere neuroprotettiva non è del tutto chiaro. È stato dimostrato che riduce i tassi di ictus e altre malattie vascolari, quest’ultime associate allo sviluppo della demenza”, aggiungono gli autori.
Nonostante non sia stato ancora identificato il meccanismo di protezione esercitata dalla dieta mediterranea, quest’ultima e la dieta chetogenica, un regime alimentare improntato una forte limitazione dei carboidrati, sembrano essere due approcci alimentari che possono supportare la salute del cervello.
Lascia un commento