Alimentazione a tempo limitato ed effetti sulla pressione

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Alimentazione a tempo limitato ed effetti sulla pressione

Uno studio ha sintetizzato gli esiti di altre ricerche sui presunti benefici dell’alimentazione a tempo limitato, un approccio alimentare più volte attenzionato in campo accademico, rispetto ai valori della pressione sanguigna, e non solo. 

In quanto malattia cardiometabolica, l’ipertensione è sempre più diffusa, diventando una malattia cronica epidemica globale. L’intervento sullo stile di vita è un metodo fondamentale per abbassare la pressione sanguigna: uno studio recente ha indagato sugli eventuali benefici riconducibili all’alimentazione a tempo limitato. 

Recentemente, infatti, è stato suggerito che il digiuno intermittente e periodico possa essere un metodo promettente per ottimizzare la longevità. Nello specifico, alcuni studi suggeriscono che possa ridurre il peso corporeo e il grasso corporeo, migliorare la sensibilità all’insulina, ridurre i livelli di glucosio e insulina, abbassare la pressione sanguigna, migliorare i profili lipidici e ridurre i marcatori di infiammazione e stress ossidativo.

Tra queste forme di digiuno intermittente, si configura la cosiddetta time-restricted feeding (alimentazione limitata nel tempo), ovvero una forma di alimentazione che prevede pasti ravvicinati e un“digiuno” più lungo tra cena e colazione. 

Un team di ricercatori cinesi ha effettuato una revisione per capire se effettivamente questo approccio alimentare possa sortire effetti positivi sulla pressione sanguigna.

Esiti dello studio

Sono stati identificati dieci studi randomizzati controllati che hanno coinvolto 694 pazienti. Il regime di alimentazione a tempo limitato ha ridotto significativamente la pressione arteriosa sistolica (o pressione massima), ma non ha avuto alcun effetto significativo sulla pressione arteriosa diastolica (o pressione minima) e nessun effetto benefico sulla frequenza cardiaca.

Per quanto riguarda gli altri parametri osservati, l’alimentazione a tempo limitato ha promosso la perdita di peso e ridotto i livelli di glucosio nel sangue, ma non ha avuto alcun effetto significativo sul colesterolo totale, colesterolo HDL, colesterolo LDL o trigliceridi.

C’è già una ricchezza di prove, sia nel campo di base che in quello clinico, che suggeriscono gli effetti dell’alimentazione a tempo limitato. Tuttavia, c’è ancora spazio per miglioramenti nei seguenti aspetti. In primo luogo, gli effetti sulla frequenza cardiaca e sui livelli di lipidi nel sangue non erano evidenti nel nostro studio, il che non era coerente con i risultati della ricerca di base. Allo stesso tempo, abbiamo generalizzato le nostre conclusioni ai pazienti con pre ipertensione e ipertensione”, commentano gli autori. 

FONTE: Nutrition and Metabolism

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