Alcol e ictus ischemico: è anche una questione genetica

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Alcol e ictus ischemico: è anche una questione genetica

Uno studio ha individuato un fattore genetico che sembra coinvolto nel rischio di ictus tra chi assume una certa quantità di alcol alla settimana.

L’ictus rappresenta la seconda causa di morte in tutto il mondo (dopo la malattia coronarica). Circa 12 milioni di persone sono colpite da ictus ogni anno: tra le cause principali si configurano ipertensione, fumo, diabete, iperlipidemia, assunzione di sale, consumo eccessivo di alcol, diete ricche di grassi e sedentarietà.

Tuttavia, le relazioni tra consumo di alcol e ictus variano tra gli studi epidemiologici. Qualche ricerca sembra suggerire che il consumo leggero di alcol riduca il rischio di ictus mentre quello eccessivo sembra aumentarlo.

Un team di studiosi del Taiwan ha condotto un nuovo studio su questo argomento spostando il focus sui possibili fattori genetici coinvolti nell’insorgenza di ictus correlata al consumo di alco.

Lo studio

Attingendo dai dati della Taiwan Biobank (TWB) raccolti tra il 2008 e il 2015, gli autori hanno osservato i dati di quasi 18 mila adulti di cui 897 avevano registrato un ictus ischemico mentre 70 un ictus emorragico.

I soggetti con ictus ischemico erano mediamente più anziani e avevano un indice di massa corporea più alto rispetto ai soggetti senza ictus. 

ESITI – Il rischio di ictus ischemico era significativamente più alto tra i soggetti con il genotipo ALDH7A1 rs12514417 TG + GG che consumavano anche alcol per almeno 150 ml alla settimana.

Nello specifico, i ricercatori hanno calcolato un rischio aumentato di 1,6 volte di ictus ischemico in questi soggetti.

Il meccanismo alla base è che le mutazioni di ALDH7A1 possono causare stress ossidativo, infiammazione e carenza di vitamina B6 e quindi provocare ictus ischemico”, spiegano gli autori. 

Il principale limite di questo interessante studio è l’incertezza sulla quantità di alcol consumata dai partecipanti. La quantità, infatti, è stata misurata in millimetri anziché in milligrammi. Inoltre, i dati sul consumo di alcol sono stati auto-riportati e sono soggetti a bias di richiamo. 

La seconda limitazione è la mancanza di dati sull’omocisteina per quei soggetti. “Tuttavia, la carenza di vitamina B6 potrebbe essere un fattore di rischio indipendente per ictus ischemico in presenza o assenza di iperomocisteinemia”, precisano i ricercatori.

In generale, questi episodi potenzialmente fatali sembrano dipendere da un effetto sinergico di fattori genetici e ambientali.

Suggeriamo di condurre un ampio studio sulle interazioni gene-ambiente in diverse popolazioni e anche una valutazione funzionale utilizzando modelli animali o linee cellulari umane per esaminare i meccanismi alla base di questa potenziale associazione”, concludono gli autori.

FONTE: Nutrition and Metabolism

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