Pittosporum angustifolium e proprietà antibatteriche
La Pittosporum angustifolium, conosciuta anche come Gumby Gumby, è una pianta di origine australiana che ha manifestato interessanti proprietà.
Tra l’inedita vegetazione che si può riscontrare in Oceania, una pianta che prende il nome di Pittosporum angustifolium – meglio nota come Gumby Gumby – viene utilizzata sin dall’antichità per scopi terapeutici dagli aborigeni del luogo.
L’estratto ricavato dal Pittosporum angustifolium, infatti, sembra vantare un vasto impiego per il trattamento di disturbi di varia natura, tra cui artrite reumatoide, malattie infiammatorie, malattie della pelle e infezioni microbiche. Al fine di perseguire questi scopi clinici, gli aborigeni australiani utilizzano varie parti della pianta Gumby Gumby tra cui foglia, fiore, radice, corteccia, seme e polpa del frutto.
In tempi recenti, la nutraceutica ha manifestato un crescente interesse per questo vegetale soprattutto in virtù degli spiccati valori nutrizionali dei suoi composti bioattivi e del potenziale rilevato nei nutraceutici contenenti questo estratto.
In questo filone di studi sul Pittosporum angustifolium si configura una recente revisione condotta da un’équipe da due studiosi provenienti dalla Western Australian School of Mines e dalla facoltà di Ingegneria Chimica dell’Università della Malesia che hanno indagato sulle proprietà dei fitocomplessi della pianta a partire dagli esiti di molteplici studi precedenti.
Le conclusioni dello studio
“È stato dimostrato che gli estratti di P. angustifolium hanno un elevato contenuto fenolico totale, capacità antiossidante e bioattività prominente”, scrivono gli autori.
Per quanto riguarda i metodi di estrazione che si sono rivelati più efficaci affinché si preservassero le proprietà farmacologiche della pianta, la tecnica della fermentazione estrattiva ha rivelato la possibilità di potenziare l’attività antiossidante aumentando il contenuto fenolico totale mantenendo l’attività inibitoria dell’α-amilasi. Tuttavia, osservano gli autori, “la resa di estrazione di P. angustifolium era maggiore per la tecnica di estrazione con solvente rispetto alla fermentazione estrattiva”.
Gli estratti ricavati dalle foglie tramite metodo di estrazione con solvente hanno mostrato una tossicità da bassa a nulla. Invece, gli effetti clinicamente più rilevanti, hanno riguardato l’azione antibatterica. Nello specifico, gli studio hanno rilevato la capacità della pianta di inibire vari ceppi batterici tra cui A. hydrophila, E. coli, P. mirabilis, P. vulgaris, K. pneumonia, S. marcescens, S. aureus, A. niger, A. baylti, P. aeruginosa e S. pyogenes.
“L’attuale lavoro sull’estrazione di ingredienti bioattivi dalla pianta Gumby Gumby è ancora agli inizi”, si legge tra le conclusioni. Tuttavia, precisano gli autori, sono necessari ulteriori lavori di indagine per determinare processi di estrazione economicamente validi che siano in grado di mirare ai rispettivi ingredienti bioattivi, oltre che per stabilire i composti bioattivi disponibili nella pianta e il corrispondente significato etno-farmacologico.
Lascia un commento