Liquirizia: proprietà terapeutiche e benefici
La liquirizia non è soltanto un dolcificante utilizzato in campo alimentare: il suo estratto viene impiegato in campo medico per le sue proprietà antivirali, antibatteriche e spasmolitiche.
Conosciuta soprattutto per il suo caratteristico sapore zuccherino impiegato per aromatizzare dolci ed alcolici, la liquirizia vanta un tradizione secolare anche in campo medico per le sue proprietà antivirali, antibatteriche e spasmolitiche.
Non a caso, le potenzialità terapeutiche dell’estratto di liquirizia vengono racchiuse in alcuni rimedi naturali con finalità immunostimolanti e gastroprotettive. Per queste ragioni, è facile trovare sugli scaffali di erboristerie, farmacie, parafarmacie e sui cataloghi di e-commerce che vendono prodotti di salute e benessere tisane, decotti, integratori alimentari e altre soluzioni che contengono i principi attivi della liquirizia.
Liquirizia: caratteristiche e costituenti chimici
La pianta della liquirizia è un’erba perenne appartenente alla famiglia delle Fabaceae. Cresce soprattutto in Europa meridionale, Russia, Turchia, Iraq e Iran. I principi attivi vengono estratti dalla radice e dai stoloni.
I costituenti principali sono:
- saponine triterpeniche (glicirrizina);
- amido e sali di potassio;
- D-glucosio e saccarosio;
- mannite;
- flavonoidi (liquiritina), isoflavonoidi, fitosteroli e cumarine.
L’elemento principale che conferisce alla liquirizia le sue potenzialità terapeutiche è la glicirrizina, un glicoside saponinico dalla comprovata attività antivirale e anti-microbica, ma non solo.
Utilizzi medici e benefici
Non solo il sistema immunitario: l’estratto di liquirizia viene impiegato anche come supporto per il trattamento delle malattie infiammatorie del fegato (cirrosi, epatiti), dell’intestino e dell’apparato osteoarticolare (reumatismi, artrite reumatoide autoimmune).
Tra i diversi benefici in campo fitoterapico, la liquirizia aiuta a:
- prevenire e contrastare attacchi influenzali;
- ridurre la pressione arteriosa;
- proteggere il fegato;
- proteggere l’ulcera e calmare i dolori da ulcera gastroduodenale;
- espellere i muchi e calmare tosse e mal di gola.
L’azione antivirale della glicirrizina si è rivelata efficace nei confronti di alcuni virus tra cui epatite A ed epatite C. Sempre per quanto riguarda la sua azione immunostimolante, alcuni studi hanno evidenziato l’efficacia della glicirrizina nell’aiutare ad ostacolare le infezioni vulvo-vaginali da Candida albicans. Inoltre, in Giappone – ed altri Paesi – viene integrata nella terapia dell’HIV.
Nel 2003, la prestigiosa rivista scientifica The Lancet ha pubblicato gli esiti di uno studio in cui veniva suggerito un potenziale impiego della glicirrizina nel trattamento della SARS grazie alla sua capacità di inibire la replicazione del virus. Esiti che hanno spinto alcuni ricercatori dell’Università di Napoli Federico II ad approfondire un possibile ruolo di questo principio attivo nella lotta al coronavirus. Come affermato dal prof. Desiderio Passali ai microfoni dell’AdnKronos, la glicirrizina potrebbe essere in grado di ostacolare l’ingresso del virus all’interno delle cellule umane.
Non agisce soltanto contro i virus
Alla glicirrizina è attribuita anche un’azione antinfiammatoria. Nello specifico, ad un suo derivato: l’acido glicirretico. Si tratta di un acido organico triterpenico, che viene rilasciato in seguito all’idrolisi della glicirrizina, in grado – secondo gli esiti di alcuni test in vitro – di inibire la D4,5b-reduttasi, un enzima responsabile dell’inattivazione degli ormoni steroidei.
Oltre alla glicirrizina, un altro elemento clinicamente attivo della liquirizia è un flavonoide chiamato isoliquiritigenina (contenuto nella parte gialla della radice insieme alla liquiritigenina): alcuni studi ne hanno evidenziato un’attività spasmolitica.
Controindicazioni
Nella glicirizzina pura è stato osservato un effetto mineralcorticoide molto potente che può provocare ipertensione e ritenzione d’acqua; tuttavia, questo effetto è significativamente ridotto con l’utilizzo di estratti totali di liquirizia. Infatti, il fitocomplesso riduce la biodisponibilità della glicirrizina, inoltre l’azione sinergica con gli altri flavonoidi amplifica l’azione antiflogistica e antimicrobica, oltre a migliorare l’azione antiulcera.
Nel complesso, gli estratti di liquirizia sono sicuri. Possono provocare qualche modifica del metabolismo di carboidrati e minerali quando assunti in quantità elevata per un lungo periodo. Prima dell’utilizzo si raccomanda prudenza e, soprattutto, un parere medico ai soggetti ipertesi, cardiopatici o affetti da insufficienza renale.
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Bibliografia
- Farmacognosia: Botanica, chimica e farmacologia delle piante medicinali, Francesco Capasso, R. de Pasquale, G. Grandolinim, Springer, 2011.
- Fitoterapia: Impiego razionale delle droghe vegetali, Francesco Capasso, Giuliano Grandolini, Angelo A. Izzo, Springer, 2006.
- Fitoterapia per il farmacista. Dal sintomo alle piante medicinali, Piergiorgio Chiereghin, Tecniche Nuove, 2005.
- Decotti e tisane, Costanza Giunti, Tecniche Nuove, 2001.
- Prevenire e curare il raffreddore con i rimedi naturali, Ray Sahelian, Victoria Toews Dolby, Tecniche Nuove, 2001.
- Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, Enrica Campanini, Teniche Nuove, 2004.
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