Fiori di lampone e proprietà antiossidanti

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Fiori di lampone e proprietà antiossidanti

Un team di studiosi giapponesi ha esaminato le potenzialità bioattive dei fiori di lampone: ecco gli esiti.

Oltre ad essere gustosi e a prestarsi a diversi utilizzi in campo gastronomico, i frutti di bosco sono ricchi di composti polifenolici e impiegati nello sviluppo di numerosi integratori funzionali. Tra questi si annoverano i lamponi (Rubus idaeus), i cui composti polifenolici prevedono un’ampia varietà di strutture molecolari, motivo per cui hanno attirato attenzione dalla comunità scientifica.

Un team di ricercatori giapponesi ha utilizzato una combinazione di tecniche cromatografiche e di spettrometria di massa per profilare i polifenoli contenuti in diverse parti dei fiori di lampone, noti per le sue attività anti-gottosi, anti-dropici e diuretica.

Lo studio

Gli autori hanno esplorato gli effetti dell’ambiente di coltivazione e della maturità sui profili polifenolici di foglie e frutti di lampone pubblicando gli esiti sulla rivista scientifica Nutraceuticals.

Andando nello specifico, gli studiosi nipponici hanno utilizzato la cromatografia liquida ad alte prestazioni e la spettrometria di massa cromatografica liquida per profilare i composti polifenolici contenuti in cinque parti dei fiori di lampone (ricettacoli, sepali, pistilli, stami e petali).

I risultati dei test di bioattività hanno suggerito che, a differenza dell’attività antiossidante, l’attività di scavenging dei radicali era correlata con la quantità di polifenoli. Dato che l’attività antiossidante è stata valutata come la capacità di prevenire la formazione di perossidi dovuta all’irradiazione UV, gli autori ritengono che i polifenoli siano stati parzialmente decomposti da questa irradiazione e siano rimasti composti stabili, risultando in valori simili.

In definitiva, i fiori di lampone sono stati divisi in cinque parti, estratti singolarmente. Gli estratti sono stati caratterizzati in termini di profili polifenolici e bioattività. 

I petali sono stati identificati come la fonte più promettente di derivati ​​del flavan-3-ol (flavanolo) e hanno dimostrato di esibire un’elevata attività biologica e di contenere una forma di epicatechina, che non è stata precedentemente rilevata in altre parti del fiore. 

Tra le cinque parti del fiore, il petalo si stacca facilmente dopo l’impollinazione e non è necessario per la crescita del frutto. Quindi, raccogliendo solo i petali caduti dopo l’impollinazione, è possibile ipotizzare di dare una “nuova vita” a questa parte del fiore usandola a scopi di benessere.

In attesa di nuovi riscontri.

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