Ensete ventricosum e potenziali usi degli scarti
Conosciuta come Falso Banano, l’Ensete ventricosum è una pianta fondamentale per il sostentamento alimentare in Etiopia: un team di studiosi etiopi ha indagato sul potenziale nutraceutico dei suoi scarti.
L’Ensete ventricosum, pianta originaria dell’Etiopia conosciuta dalle nostre parti anche come Falso Banano, negli ultimi anni ha catturato l’attenzione della ricerca scientifica perché si è rivelata fonte di sostanze antiossidanti dai molteplici utilizzi terapeutici.
Oltre a rappresentare un alimento chiave per il sostentamento delle popolazioni povere dall’area subsahariana in cui c’è scarsità di cibo, l’Ensete ventricosum è una coltura multiuso resistente alla siccità che ha fatto parte di un sistema di coltivazione sostenibile con un’elevata agro-biodiversità in Etiopia. E alcuni studi ne hanno sottolineato le interessanti proprietà che lasciano immaginare un futuro impiego dei suoi scarti per lo sviluppo di nuovi prodotti nutraceutici.
Tra cui una ricerca pubblicata su Plos condotta da un’equipe di ricercatori etiopi.
“Questo studio si è concentrato sia sulle fibre ottenute dalla raschiatura dello pseudo fusto, sia sul peduncolo dell’infiorescenza rimasto dopo la raccolta della guaina fogliare”, scrivono gli autori. L’obiettivo dichiarato era progettare procedure di valorizzazione per questi materiali residui in grado di rafforzare le economie locali attraverso la fornitura delle risorse vegetali.
Scarti del Falso Banano e potenzialità terapeutiche: lo studio
“I residui di biomassa rimasti dallo sfruttamento della coltura alimentare di Ensete ventricosum come fasci di fibre e fusto di infiorescenza hanno caratteristiche strutturali e chimiche diverse che indicano diverse vie di valorizzazione”, fanno sapere i ricercatori.
Al netto di ciò, gli autori hanno rivelato un potenziale utilizzo delle fibre per la produzione della carta, seppur attraverso manipolazioni ad hoc. Il gambo dell’infiorescenza, invece, ha rivelato un valore nutritivo interessante per la produzione di alimenti funzionali e per foraggi destinati al bestiame, in quanto ricco di potassio, ferro, proteine e carboidrati.
Inoltre, potrebbe essere utilizzato anche per la realizzazione di prodotti per fermentare lo zucchero (es. etanolo).
“I componenti residui dello pseudo stelo dell’Enset che rimangono dopo la raccolta delle piante e la lavorazione degli alimenti che sono stati qui caratterizzati chimicamente per la prima volta, mostrano un potenziale di valorizzazione facendo ipotizzare in futuro un uso più completo delle risorse e in generale un miglioramento dell’economia delle colture”, concludono gli studiosi.
Lascia un commento